“Ci aspettavamo un inizio d’anno molto prudente e così si è rivelato. Gli scenari socio-economici degli ultimi mesi hanno inevitabilmente messo sulla difensiva l’approccio delle famiglie, non solo alle spese in generale, ma a una maggiore attenzione anche alle scelte d’acquisto e al consumo dei prodotti in cucina, che hanno determinato anche cambiamenti del proprio regime alimentare”. Lo afferma a GDONews Paolo Ghezzi, Direttore Vendite di Ariosto, da oltre cinquant’anni simbolo di insaporitori e spezie della tradizione gastronomica italiana.
“I rinnovi contrattuali con la GDO – prosegue – hanno subito un rallentamento finalizzato a congelare aumenti di listino richiesti a ragione dalle aziende di produzione e che la distribuzione ha pubblicizzato un po’ come mera speculazione per non alzare i prezzi a scaffale, facendo passare queste azioni come forza dell’insegna per non alzare i prezzi al consumo”.
Uno scenario delineato da un 2021 ancora caratterizzato dalla pandemia, come lo avete vissuto?
Nell’ultimo anno il mercato degli “Insaporitori con sale”, rispetto a quello delle “Spezie” che ha segnato un decremento sia a valore che a volume intorno al 4,0%, ha registrato un incremento in entrambe le voci, con un incremento del 3,1%. A livello aziendale, dopo la significativa crescita realizzata nel 2020, abbiamo mantenuto gli stessi volumi a parità di clientela consolidando così la nostra leadership di mercato.
In questo quadro come sono i rapporti con la GDO?
Il focus commerciale della nostra azienda è quello di migliorare la visibilità dei prodotti all’interno degli spazi della Grande Distribuzione che sono limitati rispetto all’offerta che potremmo proporre per gusto e formati. Da qualche anno abbiamo stimolato le catene distributive a valorizzare anche questo comparto, di cui Ariosto è leader di mercato, con espositori dedicati in occasione di attività promozionali al consumo.
Quanto incide l’export sul vostro fatturato? La pandemia ha influito in qualche modo sui rapporti con l’estero?
Sul fatturato aziendale il dato dell’export è bassissimo ma nell’anno della pandemia e in quello da poco trascorso, abbiamo registrato un sensibile incremento. La motivazione è che abbiamo degli affezionati consumatori che solitamente si approvvigionano nelle zone di confine e non potendo passare la frontiera si sono rivolti a distributori esteri che vendono anche online.