
Continua la protesta dei lavoratori Carrefour di Trofarello e di Borgomanero, che questa mattina hanno tenuto un nuovo presidio di protesta davanti ai loro ipermercati. Le due strutture piemontesi sono comprese tra le tre che il gruppo francese aveva intenzione di chiudere. Durante l’ultimo tavolo sindacale di ieri l’azienda ha però fatto una parziale retromarcia, annunciando di essere disponibile a trattare per fare in modo che i due punti vendita non chiudano ma che siano comunque ridotti del 50 per cento, sia come spazi che come forza lavoro.
A Trofarello, dove vengono impiegate 54 persone, oltre al picchetto si è tenuto anche un consiglio comunale aperto, incentrato appunto sulla vicenda dei lavoratori dell’ipermercato. Stessa situazione a Borgomanero, dove al presidio degli addetti Carrefour (che sono 57) si è aggiunta un’assemblea aperta alla cittadinanza. I dipendenti dei due ipermercati, dunque, tengono in piedi la protesta, anche se il clima si è un po’ rasserenato: “Dopo le notizie di ieri c’è un moderato ottimismo, ma non è finita, perché restano comunque da gestire gli esuberi. L’annuncio fatto dall’azienda è un primo spiraglio”, spiega Fabrizio Nicoletti della Filcams-Cgil.
“La Regione convocherà a breve un incontro con azienda e sindacati ed è pronta a mettere in campo ogni iniziativa utile a ricomporre positivamente la vicenda, al fine di garantire i livelli occupazionali in tutti i siti piemontesi”, dichiara l’assessora al Lavoro Gianna Pentenero, che ha partecipato a Trofarello al consiglio comunale aperto su Carrefour. “Nei giorni scorsi – specifica Pentenero – ho avuto contatti con i vertici del gruppo, che mi hanno comunicato l’intenzione di valutare la riconversione degli ipermercati di Trofarello e Borgomanero, evitandone la chiusura e immaginando soluzioni
non traumatiche per la gestione del personale. Si tratta di un segnale di apertura positivo: naturalmente continueremo a seguire con la massima attenzione l’evolversi della vicenda. Intanto – aggiunge – penso sia necessario aprire una riflessione sulla programmazione della grande distribuzione all’interno della nostra regione, perché a fronte del rischio di chiusura o trasformazione di strutture commerciali, assistiamo per contro a numerose nuove aperture”.