lunedì 2 Dicembre 2024

Bernardo Caprotti guardava con interesse Ahold per la vendita di Esselunga

Nel Blog di Emanuele Scarci sul Sole 24 Ore, qualche giorno fa, è stata pubblicata una interessante analisi sulle ultime volontà di Bernardo Caprotti, in particolare sulla preferenza della vendita a Ahold.

Scarci domanda ai lettori (e poi lo spiega): perché Ahold è il partner ideale per Esselunga? E perché Mercadona è da evitare?

Prosegue il Blog che per Luigi Consiglio, presidente della società di consulenza Gea, “la preferenza di Caprotti potrebbe spiegarsi con il maggior rispetto dimostrato dalla multinazionale olandese nei confronti delle società acquisite: non hanno cancellato l’identità della catena assorbita”. In scia Marco Costaguta, socio di Long term partners: “Ahold ha formati commerciali simili a quelli di Esselunga”. Inoltre l’azionariato diffuso della società olandese, che vede tra i maggiori azionisti i fondi di private equity Blackrock (3,1%) e Mandarin Investments (2,4%), “deve aver convinto Caprotti che la multinazionale olandese non avrebbe divorato Esselunga, lasciandole l’insegna e una certa autonomia gestionale. Diversamente per una catena come Mercadona o un’americana dalla forte identità, come Walmart, questo è un problema che non si pone”.

L’Analisi su Ahold e la recente fusione con Dalhaize

Prosegue il Blog: Peraltro la scorsa estate si è completato il processo di fusione tra l’olandese Ahold e la belga Delhaize: il fatturato pro-forma del gigante globale si avvicina ai 61 miliardi con un Ebitda margin del 6,4%, un pelo sotto il 6,8% di Esselunga che però ha solo il 12% dei ricavi degli olandesi. Ahold-Delhaize dispone di 6.500 punti vendita (Esselunga 152) in 11 Paesi (Esselunga solo in Italia) tra il Centro Europa e l’Est ma il 60% dei ricavi è realizzato negli Stati Uniti.

La fusione tra Ahold e Delhaize sarebbe motivata dalla difficoltà di sfuggire alla morsa dei discount come Costco negli Usa (fattura circa 113 miliardi di dollari) e i negozi di alta gamma come Whole Foods (14,2 miliardi). E proprio queste due insegne secondo Consiglio “potrebbero costituire una novità per la grande distribuzione italiana, ferma da 30 anni. Se queste insegne sbarcassero in Italia darebbero un scossone salutare, con beneficio per i consumatori”.

 

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