Epilogo con multa per la vicenda del falso olio extravergine di oliva venduto nei supermercati da una serie di grandi case produttrici, condannate dall’Antitrust per pratica commerciale scorretta. La denuncia, partita dalle analisi effettuate dal mensile dei consumatori Il Test-Salvagente, era poi passata in carico alla Procura di Torino coordinata dal pm Raffaele Guariniello, che aveva fatto prelevare dai Nas alcuni campioni di olio e li aveva inviati al laboratorio dell’Agenzia delle dogane. Gli esami hanno confermato che si trattava di semplice olio vergine d’oliva, di qualità inferiore rispetto a quello “extra”, per quanto riguarda i marchi Carapelli, Bertolli, Sasso, Primadonna (Lidl), Coricelli, Santa Sabina e Antica Badia (Eurospin).
Intanto che si aspetta l’esito, sul piano penale, delle indagini della Procura di Torino, arrivano le sanzioni – meno salate del previsto, in verità – dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato dopo l’esposto che l’associazione dei consumatori “Konsumer” aveva inviato all’Antitrust, chiedendo un intervento nei confronti delle aziende per pubblicità ingannevole. E così Lidl è stato sanzionato per 550mila euro per l’olio vergine Primadonna venduto come extravergine. Stesse motivazioni anche per la multa da 300mila euro inflitta alla società spagnola Deoleo, proprietaria dei Marchi Bertolli, Sasso e Carapelli, rispettivamente per i prodotti Bertolli gentile, Sasso classico e Carapelli il frantolio.
Da parte sua Carapelli Firenze spa afferma di prendere “atto della sentenza, evidenziando come le argomentazioni difensive dell’azienda siano state prese in considerazione”. E conferma il suo impegno “a collaborare in piena trasparenza con le autorità”. Ribadisce inoltre “l’intenzione, come leader di mercato, di proseguire il lavoro iniziato dall’insediamento del nuovo management (con Gianni Sacripante general manager di Deoleo, ndr) per incrementare gli standard di qualità e trasparenza”.
Tutto questo mentre dal 1° luglio diventerà illegale inserire simboli di “italianità” su oli non interamente realizzati con olive coltivate in Italia,
grazie al decreto sanzioni sull’etichettatura del ministero delle Politiche Agricole recentemente pubblicato in Gazzetta ufficiale.