Alberto Balocco, Presidente e Amministratore Delegato Balocco Spa, è intervenuto nella trasmissione in prima serata “Di Martedì” su La 7 condotta da Giovanni Floris.
L’imprenditore, tra i principali esponenti dell’industria alimentare italiana, ha voluto richiamare l’attenzione sulle principali problematiche che si trovano oggi ad affrontare gli imprenditori.
Nei giorni scorsi Alberto Balocco ha sollevato l’attenzione sul provvedimento del Reverse Charge, contenuto nella Legge di Stabilità 2015, che secondo lui potrebbe diventare un “colpo mortale” alle imprese fornitrici della grande distribuzione.
Il Reverse Charge è una delle norme presenti nella Legge di Stabilità 2015, approvata con voto di fiducia sia alla Camera che al Senato, e ora in attesa di essere esaminata dalla Commissione Europea, che prevede per i fornitori della grande distribuzione l’emissione di fatture senza l’applicazione dell’IVA (cessione di beni a ipermercati, supermercati e discount), pur continuando regolarmente a versarla ai propri fornitori.
Insomma “un prestito forzoso e senza interessi, concesso allo Stato da parte delle aziende. L’effetto potrebbe essere devastante: non incassando più l’IVA, le imprese sarebbero costrette a chiedere il rimborso che riceverebbero solo dopo anni di attesa e solo se in grado di fornire fideiussioni”. Secondo Alberto Balocco la conseguenza più drammatica sarebbe la sottrazione di liquidità alle aziende con “un inevitabile rallentamento per investimenti, crescita e occupazione”.
“La legge di stabilità 2015, approvata con voto di fiducia sia alla Camera che al Senato – precisa Balocco – ha recepito il meccanismo del “reverse charge”, che prevede per i fornitori della grande distribuzione l’emissione di fatture senza l’applicazione dell’IVA (cessione di beni a ipermercati, supermercati e discount), pur continuando regolarmente a versarla ai propri fornitori.
Grazie al cielo, al momento, l’applicazione di questa “brillante” legge è ancora sospesa in attesa della pronuncia della Commissione Europea, essendo l’IVA un’imposta di competenza comunitaria.
Qualora il “reverse charge” sfuggisse anche al vaglio europeo, tale misura, spacciata dal nostro governo come “lotta all’evasione fiscale”, di fatto si configurerebbe come un prestito forzoso e senza interessi, concesso allo Stato da parte delle aziende che forniscono i beni di consumo alla distribuzione organizzata.
L’effetto potrebbe essere devastante: non incassando più l’IVA, le imprese sarebbero costrette a chiedere il rimborso che riceverebbero solo dopo anni di attesa e solo se in grado di fornire fideiussioni.
In questo modo, lo Stato sottrarrebbe liquidità alle aziende fornitrici della GDO, con il brillante risultato di favorire i prodotti esteri (questi ultimi non risentirebbero di questa normativa) innescando una catena inarrestabile di fallimenti e di chiusure di imprese, con la conseguente ulteriore perdita di posti di lavoro.
Per le imprese fornitrici della GDO più deboli sarebbe un colpo mortale, per quelle più robuste costituirebbe un inevitabile rallentamento per investimenti, crescita e occupazione.
È vero che in Italia siamo da troppo tempo abituati ad essere governati da incompetenti, ma questo governo, insediato da poco meno di un anno, non avrebbe dovuto essere quello della svolta, del rilancio economico a suon di investimenti e occupazione?
Solo “un esecutivo Tafazzi” può pensare di uscire dalla crisi dando addosso alle poche imprese sane rimaste, anziché favorirne lo sviluppo, come sarebbe logico e produttivo per tutti, imprenditori e lavoratori compresi”.
Ad essere colpite non sono solo le imprese fornitrici della GDO, ma anche tutte quelle che hanno rapporti con lo Stato. Il meccanismo che va sotto il nome di split payement (ma è sostanzialmente la stessa cosa) permetterà allo Stato di pagare solo l’imponibile della fattura ai suoi creditori e di versare l’IVA direttamente all’Erario. Le conseguenze per le migliaia di aziende grandi e piccole fornitrici dello Stato saranno ugualmente devastanti.