Esselunga batte tutti in termini di utili. Secondo uno studio di R&S Mediobanca sui principali gruppi della gdo in Italia, il gruppo fondato da Bernardo Caprotti ha cumulato nel quinquennio 2009-2013 utili per oltre 1,1 miliardi di euro contro i 157 milioni delle Coop.
In termini di fatturato, il gruppo Supermarkets italiani (Esselunga) ha registrato nei cinque anni considerati una crescita costante, passando da 5,8 miliardi nel 2009 a 6,7 miliardi nel 2013 e registrando un incremento del 16,4% a fine periodo; più contenuta la crescita delle vendite per l’aggregato delle principali Coop (+5,2% in cinque anni), che con 11,2 miliardi sono però vicine a doppiare il gruppo di Caprotti.
Le Coop primeggiano invece per quota di mercato: sono al 15% contro l’8,2% di Esselunga, superata anche da Conad (11,4%) e Selex (8,4%).
Solo Coop ed Esselunga sono riuscite a incrementare le vendite nell’alimentare, sia nel 2013 sia considerando l’intero quinquennio. In calo marcato le francesi Auchan-Sma (passata in Italia da 5,2 miliardi di fatturato a 4,8 miliardi) e Carrefour (da oltre 6 miliardi a 4,7 miliardi); giù anche il gruppo Gecos-Pam della famiglia Bastianello (-3,3% le vendite negli ultimi cinque anni).
Se Carrefour ha ridotto la sua presenza in Italia, chiudendo circa 400 punti vendita tra 2009 e 2013, Auchan-Sma, si legge nello studio di R&S, ne ha aperti 31 confermandosi, con 1.806 supermercati, il gruppo con la rete più estesa; Esselunga, attiva unicamente al Nord Italia, a fine 2013 contava 143 punti vendita rispetto ai 139 del 2009. Le Coop, con 760 negozi, hanno registrato l’aumento più importante su base omogenea (+5,4%).
Esselunga inoltre ricava oltre 16.200 euro per mq, contro la media di 7.600 euro delle altre big; sotto la media i 6.800 euro/mq delle Coop. Se si guarda al fatturato per punto vendita Esselunga, con oltre 47 milioni nel 2013, tocca di fatto i ricavi annui di una media impresa italiana e allunga anche in questo caso sulle Coop (13,8 milioni). Il lato negativo della medaglia per i supermercati di Caprotti emerge osservando i margini industriali, che appaiono dal 2010 in progressiva contrazione (dal 7% al 5%).