Salumi: la Mdd cresce ma ignora la sostenibilità. L’industria di marca cerca un dialogo ma non è disposta a cedere lo scettro dell’innovazione

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“La marca del distributore aiuta a collaborare e in un momento come quello attuale è sempre più necessario che ci sia cooperazione fra chi produce e chi vende al consumatore. L’evoluzione della Mdd rappresenta quindi un aspetto molto importante per i produttori”. Così Nicola Martelli, sales and marketing manager di Martelli Salumi, in merito alla crescita della private label anche nel mercato dei salumi preso in esame nell’ultimo Cibuslab.

 

L’analisi di category condotta recentemente in quattro insegne del panorama nazionale come Coop, Conad, Interspar ed Esselunga, ha infatti messo in evidenza una situazione eterogenea dei salumi a peso imposto ma con un percepibile sacrifico delle grandi marche. “La qualità è sempre un aspetto fondamentale – osserva Gianluca Bergonzoli, direttore vendite di CLAI – non solo per quanto riguarda i prodotti ma anche nelle relazioni che si hanno con i clienti e in questo caso fra GDO e Mdd. La scelta di lavorare sui prodotti e con una filiera di qualità è un chiaro messaggio che cerchiamo di portare avanti anche con il nostro interlocutore della Grande Distribuzione per avere sempre il miglior rapporto qualità prezzo, che non vuol dire il miglior prezzo a discapito della qualità”.

Una crescita quella della marca del distributore che con i prodotti a primo prezzo non presenta denominazione di origine e pack che non hanno come prima prerogativa la tutela dell’ambiente. “Su questo tema c’è ancora molto da dire perché il consumatore sta ancora dando la sua personale interpretazione ma ha la certezza di non voler pagare solo la sostenibilità – afferma Luca Albertini, direttore commerciale di GranTerreche è sicuramente ambientale ma anche sociale ed economica”.

“Senza sostenibilità economica non si va da nessuna parte – aggiunge Paolo Tramelli, marketing manager del Consorzio Prosciutto di Parma ma dobbiamo sempre tenerla in equilibrio con quella ambientale e sociale”. Per Alberto Piturru, responsabile vendite di Salumificio San Vincenzo, “la sostenibilità del packaging è una componente interessante sul costo del prodotto finale a scaffale, anche perché veniamo da una crisi delle materie di confezionamento”. “Nei rapporti con i distributori per la Mdd – prosegue – abbiamo notato che buona parte dei progetti di sviluppo di confezioni sostenibili sono stati riservati alla fascia premium che coinvolge anche un consumatore più disposto a spendere qualcosa in più per contribuire alla tutela ambientale. Nella fascia entry level invece la plastica non riciclabile la fa ancora da padrone perché le logiche di prezzo e il mantenimento dei volumi sono fondamentali per il distributore. Il punto principale è che il consumatore cerca la cifra per riempire il carrello ma il distributore non può perdere clienti abbassando il livello del servizio né la qualità dei prodotti perché altrimenti li perde comunque a discapito di chi fa scelte più oculate e costose”.

“Il mercato è ormai caratterizzato dalla presenza della Mdd – conclude Albertini – e si deve quindi trovare il giusto equilibrio, anche se abbiamo ruoli differenti perché l’industria di marca deve cecare di innovare, pur con tutte le difficoltà del caso, mentre la Mdd deve rimanere all’interno di segmenti e mercati maturi, non può sostituirsi all’industria di marca perché non ne ha le caratteristiche. L’innovazione deve restare un compito dell’industria di marca, un dogma dal quale non possiamo prescindere perché non possiamo cederla all’insegna del distributore. Costi e ricerca devono rimanere patrimoni dell’industria di marca”.

 

 

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