Carlo Carbone, della direzione commerciale di Pasta Maffei, storico pastificio pugliese che oggi conta 120 dipendenti e produce 25 milioni di chili di pasta fresca ogni anno, in questo colloquio spiega che le dinamiche inflattive in atto deprimono i volumi di vendita della pasta fresca e spingono sempre di più i consumatori verso i prodotti “private label”. Secondo Carbone, per frenare il calo dei consumi, serve che il 2023 sia un anno di assestamento dei prezzi.
Quali sono gli incrementi che state soffrendo sulla materia prima alla produzione, e quanti di questi girate alla GDO?
Stiamo soffrendo sulle uova e sui fiocchi di patate utilizzati per gli gnocchi. Con difficoltà, e solo parzialmente, questi aumenti sono stati riversati alla GDO.
Esistono altri incrementi di rilievo oltre alla materia prima?
Al momento no, sugli imballaggi il rialzo si è fermato. Abbiamo avuto però incrementi sulla logistica.
Quale ulteriore inflazione temete di subire ulteriormente durante il corso dell’anno 2023?
Negli ultimi anni non ci siamo fatti mancare niente, speriamo in un anno come minimo di assestamento.
Quali sono le tendenze del mercato che registrate nell’ultimo e difficile anno, con un consumatore intimorito?
Le tendenze spingono verso prezzi bassi, verso il primo quartile dello scaffale, verso la private label.
La diminuzione della pressione promozionale contribuisce alla riduzione dei volumi di vendita?
Nella pasta fresca purtroppo sì, perchè ha storicamente rappresentato un 50%. D’altra parte la sorella maggiore pasta secca ha un prezzo di circa un euro al chilo più basso.