Tosini (Salov): “Prezzi in salita e consumi in calo, rispondiamo con la qualità. Nel settore serve una seria politica industriale.”

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Mauro Tosini, è Direttore Commerciale di Salov SpA; azienda con sede a Massarosa (LU), tra le più grandi del settore oleario con un fatturato netto consolidato nel 2021 di circa 376 milioni di euro e 120 milioni di litri venduti.
Il Gruppo Salov è presente in oltre 70 paesi al mondo con il marchio Filippo Berio, sempre con posizioni di leadership o co-leadership. Nel mercato italiano è attiva con lo storico marchio Sagra e con Filippo Berio, lanciato nel 2020 e che, in soli tre anni, ha già raggiunto una ottima posizione competitiva.

Da cosa è determinata l’esplosione dei costi per l’olio d’oliva e come fronteggiate la situazione?
Quest’anno il settore sta soffrendo una crescita dei costi mai vista nel passato: da un lato ci sono i costi che colpiscono tutti i settori e tutte le filiere, e parliamo di energia, packaging, logistica; dall’altro c’è un incremento della materia prima che non ha precedenti negli ultimi vent’anni e che è dovuto all’eccezionale siccità che tutto il bacino del mediterraneo ha sofferto nel corso dell’ultimo anno. Di conseguenza per tutti i principali paesi produttori – Spagna, Italia, Portogallo, Grecia – questa è un’annata particolarmente scarsa. La Spagna, che è il più importante produttore mondiale produrrà circa il 50% in meno della campagna precedente. Situazione simile in Italia, dove la produzione è attesa sotto le 200mila tonnellate a fronte delle 300mila della precedente annata. La carenza di materia prima ha determinato quindi una crescita dei costi su livelli mai raggiunti storicamente. Se a questo si aggiungono i costi di packaging, energie, trasporti, ecc, una bottiglia di olio non è mai costata così cara come oggi.

Questa fiammata colpisce i consumatori? Rilevate una contrazione dei consumi?
L’aumento dei costi sta progressivamente arrivando ai consumatori. L’industria e la distribuzione hanno svolto una parziale azione calmieratrice dei prezzi, ma inevitabilmente nel corso delle prossime settimane, l’incremento arriverà fino al consumatore. Benché l’olio extra vergine sia una categoria estremamente promozionata da parte della grande distribuzione, alcune conseguenze degli aumenti già si vedono: il mercato ha chiuso il 2022 con una contrazione media del 6% con punte negative negli ultimi mesi del 10%. E’ molto probabile che questo trend negativo si estenda anche nel 2023.

Dove atterrerà il prezzo dell’olio quest’anno?
Impossibile fare una previsione. Il buon senso dice che a prezzi così alti ci sarà una contrazione dei consumi, probabilmente più accentuata nei mercati esteri che non in Italia. La riduzione della domanda dovrebbe far “rilassare” i prezzi nei prossimi mesi ma al momento tutto questo è solo una speranza. All’orizzonte al momento non si vedono segnali di diminuzione.

Si può convincere il consumatore europeo che anche l’olio tunisino è buono?
La materia prima di origine tunisina è sicuramente un ottimo prodotto ma la nostra scelta è di rimanere su origini comunitarie con grande preponderanza sull’origine italiana. Abbiamo così tante varietà a disposizione con un eccellente livello qualitativo, rimanendo negli oli comunitari, che non sentiamo la necessità di portare al consumatore italiano un prodotto di origine tunisina. D’altro canto il mercato sta indicando chiaramente che il segmento degli oli 100% italiani sta crescendo nonostante i prezzi elevati. Un segnale inequivocabile di cosa cerca oggi il consumatore.

Quali novità avete in cantiere?
Due anni fa abbiamo introdotto il marchio Filippo Berio sul mercato italiano, con un posizionamento di mercato, più alto rispetto alla media mercato e complementare con il nostro brand Sagra che deve coprire una fascia di mercato più competitiva. Il lancio di Berio così come il più generale riposizionamento della Salov nel mercato degli oli extra vergini è stato particolarmente apprezzato dal mercato. La distribuzione dei nostri prodotti e conseguentemente le quote di mercato sono sensibilmente cresciute a conferma della validità della nostra iniziativa. La nostra strategia rimarrà quindi la stessa nel futuro e avrà ulteriore spinta da nuovi prodotti che arricchiranno la gamma nel corso dei prossimi mesi. Non mancherà poi il supporto della comunicazione e in generale delle iniziative marketing. In queste settimane siamo on air all’interno di Masterchef, un programma che reputiamo perfettamente in sintonia con la nostra strategia.

La produzione italiana è in difficoltà a causa di diversi fattori, ad esempio la Xylella: pertanto, cosa dovrebbe realisticamente fare il governo per tutelare e spingere il made in Italy agroalimentare e la sovranità alimentare italiana?
“Sovranità alimentare” è un concetto che va bene se significa sostenere l’olivicoltura italiana, facendo i necessari investimenti, di lungo termine, per rilanciare un settore che deve riconquistare la competitività persa nel corso degli ultimi decenni. Il caso della Xylella che ha devastato l’olivicoltura del Salento è la più evidente dimostrazione di quanto questo settore sia stato abbandonato negli anni. Dobbiamo tuttavia essere coscienti che non sarà possibile arrivare ad una autosufficienza, non solo riguardo ai consumi interni, ma ancor meno rispetto alle necessità del settore industriale che rimane a livello mondiale il leader indiscusso, grazie ai propri marchi affermati ovunque nel mondo. Paesi quali Spagna e più recentemente Portogallo hanno investito moltissimo in questo settore, dimostrando la via che anche l’Italia dovrebbe seguire. L’importante è che se si avviano progetti in questa direzione, siano portati avanti nel tempo a prescindere dai governi che si succederanno nel futuro. I cambiamenti nell’olivicoltura richiedono molto tempo. Sicuramente molto di più di quanto non dura un governo in Italia. Quindi, se dietro le parole “sovranità alimentare” c’è una politica di rilancio dell’olivicoltura, seria e di lungo termine, ben venga, il settore ne ha certamente bisogno. Speriamo che questa sia la volta buona.