Giampaolo Farchioni è titolare e manager dell’azienda che porta il nome di famiglia, l’umbra “Farchioni 1780”. L’anno è quello della nascita, quando la famiglia iniziò a selezionare materie prime per trasformarle in prodotti di eccellenza che oggi raggiungono le tavole di tutto il mondo. L’azienda oggi è guidata da Pompeo e Roberto, insieme ai figli del primo: Marco, Cecilia e, appunto, Giampaolo che in questa intervista con GDONews ribadisce che Farchioni 1780, nonostante le difficoltà del momento, resterà fedele ai propri pilastri strategici: qualità e rispetto dei principi etico-sociali.
Come sta andando la campagna di raccolta?
In Italia la campagna di raccolta delle olive è stata molto sotto le aspettative, registrando un calo del 40%. Le ragioni? Siccità e alte temperature che hanno compromesso, da una parte, la quantità di produzione e, dall’altra, la qualità del raccolto.
Lo stesso problema si è registrato in Spagna. Ma il sole di fine novembre e di inizio dicembre ha garantito una discreta qualità. In Grecia, viceversa, il raccolto è aumentato (+30%) e stanno ancora lavorando.
In Italia hanno già raccolto tutti. Da registrare un’alta acidità dovuta alle temperature di 25-26 gradi. Non è una grandissima campagna dal punto di vista produttivo. Si stima che sia la peggiore degli ultimi sette anni nel Mediterraneo.
Oltre alle dinamiche inflazionistiche che impattano in modo trasversale sulla maggior parte dei comparti produttivi, ci sono criticità specifiche per il segmento dell’olio d’oliva in termini di costi produttivi?
Per quanto riguarda la parte produttiva, bisogna dire che, con i rincari dell’energia, i frantoi hanno registrato un aumento dei costi del 25-30%. Per la molitura delle olive se prima si calcolavano 19-20 euro per quintale adesso siamo arrivati a 25-27 euro per quintale.
Anche i costi di confezionamento hanno subito rincari del 25-30% a causa dell’aumento delle tariffe energetiche.
In più c’è il problema dei trasporti, con una crisi della remunerazione che crea difficoltà nel reperimento delle cisterne.
La raccolta spagnola delle olive è stata disastrosa e si prevedono rilevanti incrementi sul costo della materia prima. Alla luce di ciò, si può considerare come un’opportunità strategica quella di aprire uno spiraglio sul mercato GDO con l’offerta dell’olio extra vergine di produzione non Ue, ad esempio quello della Tunisia?
In realtà nemmeno la Tunisia ha avuto un raccolto particolarmente brillante. È vero che la Spagna esprime il mercato più caro, ma anche la Tunisia presenta dei costi sostenuti. In più, il governo locale, a causa della crisi economica, tende a tenere il prodotto in casa.
In ogni caso, noi preferiamo non trattare l’olio che viene dai paesi extra UE. Abbiamo un codice etico stringente sia sui fondamenti etico sociali – pertanto non possiamo acquistare dai paesi dove c’è lo sfruttamento dei lavoratori – sia sul piano della qualità. E poi siamo impegnati sempre di più nello sviluppo dell’olio italiano.
Cosa ne pensa della cosiddetta “sovranità alimentare”, tema molto presente nel recente dibattito politico? Cosa dovrebbe realisticamente fare il governo per tutelare e spingere il made in Italy agroalimentare, in particolare nel comparto dell’oliva?
È importante ricordare che se vogliamo fronteggiare la creazione di cibo sintetico bisognerà concentrarsi anche sull’olio di oliva visto che esistono già tentativi di riprodurre il flavour dell’oliva nell’olio sintetico. Per tutelare e spingere il made in Italy agroalimentare il governo dovrebbe aiutare le imprese a impiantare nuovi uliveti basati sulle cultivar italiane per aumentare la produzione di qualità. Il sostegno dovrebbe riguardare sia le attività di studio e di ricerca che la realizzazione concreta di nuovi impianti.
Quali saranno, alla luce delle considerazione fatte prima, le dinamiche delle vendite dell’olio EVO in GDO per il 2023?
Quest’anno i costi alti della materia prima provocheranno un aumento dei costi dell’olio evo del 40% (basti pensare che nelle iniziative promozionali siamo passati da 3,99 euro a 5,49-5,99): per questo ci aspettiamo una riduzione dei consumi del 20%. Motivo ulteriore per puntare sempre di più sulla qualità dell’extravergine dopo un anno in cui i fattori meteorologici hanno ridotto la produzione e diminuito la qualità.
Avete dei prodotti da lanciare per il 2023?
Dopo aver tanto investito sull’Olivicoltura eroica, anche con un campagna comune con Carrefour che abbiamo comunicato proprio alla fine del 2022, il nostro obiettivo è quello di lanciare il Farchioni ‘Velato’, realizzato con un nuovo metodo di filtrazione in collaborazione con l’Università di Perugia. Il Velato non è un olio grezzo e la nostra nuova filtrazione consente di avere contenuti di polifenoli più alti rispetto ad altri prodotti filtrati con altri metodi. Possiamo considerarlo un Farchioni premium. I vantaggi? Avremo un olio più persistente e complesso: il contenuto polifenolico sarà maggiormente stabilizzato e garantirà una migliore conservazione.