La frontiera dei punti vendita della prossimità. Uno studio ne riconosce i confini

Il concetto di punto vendita di prossimità è cambiato con l'evoluzione della grande distribuzione. I principali Istituti di ricerca identificano quest'area nei negozi che arrivano sino a 2.500 mq, ma in verità le differenze tra i vari cluster sono notevoli. Uno studio ha chiarito quali sono quei negozi che si possono includere dentro questo concetto e quali invece vanno considerati "ibridi".

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Quando si parla dell’evoluzione dei formati nel mondo del vicinato, dobbiamo richiamare alcuni concetti già ampiamente discussi.

Abbiamo spiegato precedentemente, infatti, che la fetta più rilevante del mercato è sempre stata quella occupata dai negozi di “immediata” prossimità, ovvero le superfici comprese tra gli 0 e gli 800 mq.

Abbiamo anche parlato della distinzione che si faceva una volta, tra le superette (fino ai 400 mq) ed i negozi oltre i 400 mq: quando ci si riferisce a negozi da 0 a 200 mq, si parla ovviamente di estrema prossimità, un settore che presenta effettivamente caratteristiche diverse rispetto alle taglie più grandi del vicinato ma è innegabile che oggi, se compariamo uno store da 300 mq con uno da 600, riscontriamo differenze solo in termini di numerica di referenze e non certamente relative al bacino d’utenza servito o alle prestazioni ottenute. È per questo che alcune distinzioni nelle metrature, col tempo, diventano obsolete.

In altri articoli si è detto, poi, che le superfici maggiori, ovvero quelle che spaziano dagli 801 ai 1500 mq, vengono catalogate come prossimità “moderna”. Si tratta di negozi che posseggono un assortimento più vasto, servendo però gli stessi bacini d’utenza dei supermercati da 6/700 mq.

In verità il mercato (Nielsen e IRI) classifica come “prossimità” tutti i negozi fino a 2.500 mq. Bisogna dire, però, che tra uno store di 2.000 mq ed uno da 600 la differenza è notevole, così com’è anche notevole tra un punto vendita di 1.000 mq ed uno da 2.500. Tali differenze sono, a nostro parere, più significative di quella che esiste tra uno store di 1.000 mq ed uno da 500. Ecco perché, in questo caso, ci sembra improprio chiamare “prossimità” tutte le superfici comprese nell’intervallo 0/2.500 mq.

Oggi cerchiamo di capire, comunque, quali sono le peculiarità che distinguono nettamente il cluster che va dai 1.501 ai 2.500 mq dai suoi due fratelli minori. Parleremo di numeri e di territori per comprendere dove e come si esprime il format di grande prossimità oggetto dell’analisi. Sarà, poi, altrettanto interessante vedere quali attori del mercato performano meglio in questo segmento.


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Massimo Schiraldi
Fondatore e Amministratore della Netbound, società specializzata nel management consulting indirizzato al Retail ed all’industria alimentare, è appassionato del commercio in tutte le sue forme. È stato membro del CdA ed Amministratore Delegato di società operanti nella produzione e distribuzione di beni di largo consumo. Ha viaggiato in Europa e negli Stati Uniti (dove ha risieduto) per analizzare le formule di retail con le migliori performance. e-mail: m.schiraldi@netbound.net