In base a quanto riportato dal Report di SGMarketing, presentato durante il secondo MARCA FRESH presso la fiera del Marca di quest’anno, il consumatore ha imparato bene a conoscere il concetto del Residuo Zero e a cercarlo sulla confezione.
L’analisi sul campione analizzato da SGMarketing mostra alcuni dati interessanti in tal senso.
Se parliamo di informazioni ricercate dal consumatore sulla confezione ad esempio, tra i vari dati, spicca come quelle trovate sull’uso dei pesticidi siano solo il 20% rispetto a quelle desiderate che sono invece molte di più (il 58%).
Secondo lo stesso Report, se guardiamo al noto “willingness to pay” (disponibilità a pagare) nell’ortofrutta per gli italiani, il Residuo Zero è superiore persino al biologico.
Risulta infatti che il 63% (59% per il Bio) dei rispondenti è disposto a riconoscere un valore addizionale per l’acquisto di ortofrutta a Residuo Zero, in particolare, una quota pari al 15% (12% Bio) degli italiani si dichiara disponibile a pagare tali prodotti oltre il 20% in più rispetto il prezzo dell’ortofrutta convenzionale.
D’altronde la scritta “Residuo Zero” sulle etichette colpisce il consumatore perché il messaggio è chiaro e immediato.
Per questo le aziende agricole si stanno muovendo per raggiungere l’obiettivo della certificazione.
Prendiamo un esempio virtuoso.
L’Azienda Agricola Ambruosi & Viscardi, player nel comparto delle verdure ed insalate fresche in busta, ha ottenuto per le principali referenze aziendali questo importante riconoscimento, attraverso il quale garantisce una concentrazione di sostanze chimiche di sintesi inferiori allo 0,01 mg/kg.
Abbiamo intervistato Nicola Ambruosi, amministratore unico dell’Azienda Agricola e gli abbiamo chiesto delucidazioni sul processo di certificazione, sull’operatività necessaria a raggiungere l’obiettivo e sulle scelte fatte.
Quanto è difficile certificarsi per il “Residuo Zero”?
«La certificazione è sostanzialmente basata sull’applicazione ancora più stringente dei principi della produzione integrata, che è un sistema di produzione agro-alimentare (che impieghiamo da anni), il quale utilizza metodi, mezzi produttivi e di difesa dalle avversità delle produzioni agricole allo scopo di ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e di razionalizzare le tecniche agronomiche, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici».
Per quale motivo avete deciso di adottare il metodo della produzione integrata? Quali sono i vantaggi?
«Le finalità della produzione integrata vanno ricercate, da un lato nella necessità di coniugare la tutela dell’ambiente naturale con le esigenze tecnico-economiche della moderna agricoltura che, per perseguire questo scopo, adotta tecniche produttive compatibili, dall’altro lato vanno ricercate nel raggiungimento dell’obiettivo di innalzare il livello di salvaguardia della salute degli operatori e dei consumatori».
Come si integra il Residuo Zero nella difesa integrata?
«La difesa integrata, di cui la produzione integrata si avvale come unico metodo riconosciuto per la protezione fitosanitaria, è oggi il sistema che, per i vantaggi che offre, viene più diffusamente adottato per il controllo delle specie dannose. Rispetto a questo sistema rigoroso, la difesa applicata nell’ambito del Residuo Zero tende a selezionare ulteriormente i prodotti fitosanitari dando prevalenza a quelli a minore residualità, all’uso di biostimolanti naturali e di antagonisti naturali delle principali malattie».
Quali sono i plus del Residuo Zero quindi?
«In primo luogo quello ovvio della sicurezza alimentare: gli ortaggi in commercio presentano un residuo di prodotti fitosanitari inferiori del 100% rispetto ai limiti previsti dalla normativa;
Ma non solo…
Molto importante è la tutela dei lavoratori: la riduzione nell’uso dei prodotti fitosanitari di origine chimica assicura una protezione attiva per la salute degli operatori agricoli che lavorano in campagna;
Ultimo ma non ultimo, per quel che ci riguarda, il rispetto dell’ambiente: la riduzione significativa dei prodotti fitosanitari utilizzati nella coltivazione offre vantaggi importanti per la tutela e la protezione della fauna e della flora spontanea».
Perché avete optato per il residuo Zero e non per l’agricoltura biologica?
«Per offrire un servizio reale a chi acquista i nostri prodotti.
Come sappiamo il residuo zero non è sinonimo di agricoltura biologica ma molti non sanno che ne integra le sue finalità, con l’obiettivo della tutela del consumatore.
Questo perché nonostante vengano utilizzati nella difesa integrata anche i principi attivi già consentiti nel metodo della produzione biologica, solo gli ortaggi che presentano un residuo chimico inferiore allo 0,01 mg/kg possono essere commercializzati come Residuo Zero».
Quando sarà disponibile il prodotto a “Residuo Zero” dell’Azienda Agricola Ambruosi & Viscardi?
«Il nostro Residuo Zero è già disponibile e alcuni accordi sono già stati presi, tanto che il prodotto sarà presente in alcune catene della grande distribuzione dal 3 Ottobre prossimo».
Prossimi obiettivi?
«L’obiettivo rimane quello di offrire un prodotto sempre più sano e sostenibile ai nostri consumatori, dandogli maggior scelta e una qualità sempre superiore… e presto arriveranno altre novità».
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