Stretti nella stessa morsa. Produttori di formaggi e buyer fanno i conti con uno scenario inedito e difficilissimo che ha inizialmente messo alla prova le relazioni commerciali fra le due parti (chi vende formaggi e chi li acquista per la GDO) per lasciare poi spazio ad un’atmosfera più distesa di dialogo, animata dal comune intento di salvare una filiera strategica e proteggere il mercato.
“Le richieste di aumento sono continue e importanti siamo ormai al terzo giro di aumenti, le percentuali di rincaro dallo scorso anno ormai hanno raggiunto il 12%-15% sui prodotti italiani e ci sono addirittura punte che arrivano al 20%-25% sugli esteri, tedeschi in particolare. Queste richieste di aumento da parte dei produttori coprono l’intero comparto lattiero caseario: la motivazione è quella dell’aumento del prezzo del latte, oltre alla mancanza dello stesso sul mercato”, spiega Ilario Zanellini di Migross che aggiunge: “Gli adeguamenti in questa situazione dobbiamo riconoscerli nel breve, perché sono motivati”.
“Le richieste di aumento, importanti, e che spesso arrivano in doppia cifra, riguardano la stragrande maggioranza dei nostri fornitori. Dopo una prima richiesta più contenuta pervenutaci nel periodo tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, è seguita una seconda ondata molto più importante in questi ultimi mesi.
La prima tranche di richieste di aumenti è ascrivibile principalmente ai rincari dei costi energetici e degli imballaggi, mentre la seconda è stata più influenzata dal rincaro della materia prima latte” aggiunge Gabriele Zappa, senior buyer latticini per Il Gigante. “La situazione coinvolge sicuramente tutti i segmenti del comparto, con particolari picchi che interessano formaggi stagionati tipo pecorini e soprattutto un’altra importante DOP di formaggio duro nelle stagionature più basse e classiche”.
Sul fronte opposto, quello dei produttori, osserva il direttore generale di Galbani Ennio Caiolo: “Negli anni siamo sempre riusciti a generare un’adeguata programmazione con i nostri partner commerciali. Adesso è difficile perché siamo costretti ad un continuo adattamento rispetto a un contesto che cambia rapidamente e in modo violento. Il contesto è talmente grave che sta producendo l’effetto di far evolvere le categorie standard del confronto tra industria e distribuzione: all’inizio le nostre controparti erano reticenti ad accettare la gravità del contesto, ma adesso nessuno degli attori coinvolti ha un approccio negazionista – prosegue Caiolo -. La reticenza iniziale era determinata dal fatto che all’inizio alcuni osservatori vedevano la fiammata inflattiva come temporanea e questo aveva condizionato gli approcci negoziali. Invece adesso ci rendiamo conto che il fenomeno è pervasivo e potenzialmente strutturale, quindi le relazioni si sono modificate e c’è maggiore consapevolezza della necessità di una visione di filiera: sta maturando di settimana in settimana la consapevolezza del fatto che apparteniamo tutti alla stessa filiera e che ciascuno deve lavorare sulla propria parte nel modo più efficiente possibile. La preoccupazione è comune e tutti siamo coscienti che dobbiamo proteggere i consumatori. Molti attori della nostra filiera saranno messi a dura prova dal contesto: dovremo lavorare insieme, con spirito di collaborazione e consapevolezza della gravità del contesto”.
“Inizialmente la negoziazione con la Gdo era conflittuale, adesso le nostre controparti si sono rese conto che la situazione è questa e che man mano vanno adeguati i listini – fa eco Angelo Galeati, Ad di Sabelli -. Noi abbiamo dovuto dimezzare il budget 2022 per le promozioni, gli sconti sono passati dal 20 al 10%: siamo stati costretti a farlo per racimolare qualcosa sulle marginalità e salvare i conti dei primi mesi dell’anno. Un altro problema enorme è la mancanza di materia prima: anche la Gdo ne è consapevole e mostra un atteggiamento collaborativo perché esiste il rischio reale che la prossima estate manchi il prodotto”.
A valle delle relazioni fra produttori e compratori c’è il consumatore finale: il nocciolo della questione è come distribuire gli extra costi in modo equilibrato lungo una filiera che va dagli allevatori ai clienti dei supermercati. A ciascuno toccherà un pezzetto. Ovviamente la Gdo è animata dall’intento prioritario di proteggere i suoi clienti da eccessivi rincari (e con ciò i propri conti), ma deve riconoscere qualcosa ai produttori che a loro volta devono riconoscere qualcosa agli allevatori. Il dialogo tra le parti non può fermarsi, un accordo va trovato. Sintetizza Christophe Jouin, direttore generale Nuova Castelli: “Siamo tutti partner con l’obiettivo comune di far andare bene il mercato. Se talvolta c’è qualche tensione, lavoriamo tutti per superarla: senza di noi la Gdo non ha i prodotti che le servono, senza la Gdo noi non abbiamo il mercato che ci serve. Deve essere chiaro che la nostra redditività deve esserci e va trovata una soluzione per distribuire i costi anche sui consumatori, altrimenti il mercato si blocca. Dobbiamo trovare un equilibrio nei prezzi senza uccidere i consumi, non c’è altra scelta. Esercizio ancora più difficile se teniamo conto che è un mondo diverso di settimana in settimana, l’incertezza è totale”.
“Stiamo contenendo fortemente i rincari al pubblico a discapito delle nostre marginalità, ma la situazione non possiamo protrarla ancora in quanto i costi energetici e dei trasporti sono fortemente aumentati anche per noi”, dice ancora Zanellini di Migross.
“Stiamo cercando di assecondare almeno in parte le richieste dei fornitori, perché siamo consapevoli della situazione contingente di costi incrementali che grava sui nostri partner commerciali.
La vera difficoltà per i retailer è quella di recepire gli aumenti di listino e gestire allo stesso tempo l’inflazione nei confronti dei consumatori finali – dice Zappa -. Ci troviamo a dover fronteggiare molti aumenti veramente importanti sia sugli acquisti che sull’energia e diventa impossibile riuscire ad incamerarli tutti senza intervenire almeno limitatamente sui prezzi di vendita al pubblico.
Il nostro vero equilibrismo e la nostra vera sfida in questa fase è quella di riuscire ad assecondare e supportare le richieste dei nostri fornitori, salvaguardando le realtà produttive soprattutto nazionali, senza però mai perdere di vista la mission nei confronti dei nostri clienti che ogni giorno ci scelgono, limitando allo strettamente necessario gli aumenti dei prezzi al pubblico e riducendo così al minimo l’inflazione percepita che in un periodo difficile come questo dobbiamo necessariamente affrontare, senza però perdere la fiducia nel futuro, speriamo migliore da molti punti di vista”.
I rincari per i consumatori arriveranno, è inevitabile. Azzarda una stima Galeati di Sabelli: “Ancora non è esploso l’aumento al pubblico perché è stato assorbito dall’industria e dalla Gdo, ma ci aspettiamo che a giugno ci possa essere un incremento di circa il 15% rispetto a gennaio”.