Esce oggi su GDONews la pubblicazione dell’ultimo E-book che tratta l’argomento della categoria pasta di semola in GDO nell’anno della pandemia e post pandemia. Il libro e-book è, come consuetudine, realizzato dall’occhio del retailer (e non del produttore) e per tale ragione analizza le dinamiche di tutta la categoria nelle sue stratificazioni nella scala dell’offerta. L’e-book approfondisce diversi temi: l’anomalia delle vendite nel 2020, la crisi del primo quadrimestre del 2021, il ruolo del leader, le differenze nella struttura dell’offerta nel sud Italia, la MDD, le peculiarità della Gdo del centro Italia e, non ultimo, una sintesi della produzione industriale e delle prestazioni economico-finanziarie delle aziende attive nel comparto. Qui di seguito proponiamo per i nostri lettori un capitolo del libro e-book che, in particolare, analizza nel dettaglio gli andamenti di una importante sottocategoria della pasta di semola: la asciutta corta.
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Chi, domani Martedì 25 Maggio, volesse partecipare al webinar di Cibus Lab sulla categoria (e sui sughi pronti), lo può fare iscrivendosi a questa pagina. Saranno presenti: Sara Merigo di Istituto Piepoli; Alessia Fraulino di IRI; Massimiliano Rossi (PAC 2000); Maurizio Schiraldi (Tatò Paride); Carlo Acquilano (De Cecco); Andrea Antonelli (Le Rugantine); Alessandro Squeri (Steriltom); Leandro Di Martino (Bottega di Sicilia); Miriam Arestia (Agromonte); Speciale partecipazione di Antonio Cellie Ad di Fiere di Parma Cibus.
La pasta di semola è una categoria che, come accaduto per le altre commodities, lo scorso anno ha vissuto una crescita eccezionale, nello specifico pari al +10,2%. Un incremento molto rilevante riferito ovviamente solo alla grande distribuzione (perimetro Super+Iper+LS), poiché è evidente che nel canale food service siano stati al contrario registrati bruschi cali.
La crescita segnata in distribuzione può essere considerata la migliore degli ultimi venti anni visto che dagli anni ’90 al 2020 questa categoria aveva vissuto una lenta ma inesorabile erosione dovuta ad un forte cambiamento degli stili di vita dei consumatori italiani.
Ad aumentare nel 2020, tra l’altro, è stata anche la domanda dall’estero perché, come è intuibile, tutti i Paesi hanno vissuto le stesse dinamiche e quindi le stesse necessità di spesa. Gli italiani, comunque, seppur sempre più attenti alla propria alimentazione e consapevoli, rimangono ancora oggi i più grandi consumatori pro capite al mondo di pasta, soprattutto nel Sud Italia, anche se si registrano dinamiche a scaffale piuttosto diverse a seconda dei territori.
In un precedente capitolo si sono analizzati gli andamenti nello specifico l’asciutta corta, che rappresenta in assoluto il segmento più rilevante, abbracciando quasi la metà del totale dei consumi, e si è scritto che il leader di mercato rappresenta una quota decisamente rilevante, pari ad un quarto del totale, mentre il peso dei prodotti a marchio è del 13%.
Inoltre, sempre a livello nazionale, se prendiamo in considerazione la variabile del prezzo a scaffale, emerge che i primi prezzi rappresentano il 23% del totale, i mainstream (dove si insedia Barilla) il 33% e il premium price – dove vi è un contenuto valoriale rilevante che si identifica con diversi brand, il più importante dei quali è sicuramente De Cecco – il 44%.
Questa fotografia cambia se analizziamo singolarmente gli specifici territori. Nel Nord Ovest riscontriamo un incremento della quota del leader di mercato, che si avvicina al 30%. Sale anche la MDD, di un punto percentuale, fino a raggiungere il 14%. La maggiore media dei prezzi che caratterizza in generale il Nord Ovest si riflette poi anche nel prodotto a marchio, che passa dagli 0,55 euro medi ai 0,66 euro. Scende il fatturato dei primi prezzi, che si ferma al 16%; incrementa molto il mainstream, che passa al 38%; e aumenta anche il segmento premium, che arriva a toccare la soglia del 46%.
Al Nord Est la situazione, su alcuni fronti, è molto diversa. Al pari del Nord Ovest, il leader conferma una quota del 30% e la MDD del 14%, ma il suo prezzo medio scende, fermandosi a 0,54 euro, ovvero leggermente sotto la media nazionale (0,55%). Nell’ambito delle scale prezzo, i primi prezzi rappresentano il 15%; il mainstream cresce ulteriormente, arrivando al 40%; e il premium copre il 45% del totale, un punto percentuale sopra la media nazionale, uno sotto la media del Nord Ovest.
Al Centro Italia, il leader abbassa decisamente la propria incidenza sul fatturato, occupando una quota inferiore alla media nazionale, a fronte di una MDD che lo tallona con un 16%. Una dinamica influenzata certamente dal prezzo medio di quest’ultima, che è pari a 0,50 euro: oltre a ridurre la media nazionale, dunque, tale dato aumenta la forbice di proposta a scaffale condizionando le scelte degli shopper. In generale, i primi prezzi crescono rispetto all’Area 1 e 2 raggiungendo il 21% (che comunque è un dato di due punti percentuali sotto la media nazionale) e, curiosamente, cresce anche il premium, mentre il mainstream scende in maniera decisa fino ad arrivare al 32%, evidentemente compresso dalle altre due fasce di prezzo.
Il Sud stravolge invece tutti i canoni. Innanzitutto qui il leader non è più Barilla ma Divella, con una quota molto importante. La MDD, che ha un costo medio di 0,51 euro, scende ad un 7% perché completamente fagocitata da un leader molto competitivo in termini di prezzo, che può fare affidamento anche su una grande reputazione. Contemplando anche le sue performance, va da sé che al Sud i primi prezzi risultino molto più rilevanti rispetto al resto del Paese (32% sul totale fatturato). Al contrario, il mainstream, orfano in questo caso del leader, scende al 27%, mentre il premium occupa un 41% delle vendite, dominando così di fatto il mercato.
All’interno dell’E-book sono presenti ulteriori grafici del medesimo capitolo, con indicazioni ancora più precise.
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