Editoriale: GDO e Coronavirus, non è tutto oro quel che luccica

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Sarà tutto sommato un risultato positivo quello che la GDO realizzerà quest’anno in termini di ricavi, però i dati che studiamo e che pubblichiamo settimanalmente per i nostri abbonati non ci portano ad essere sereni, relativamente a ciò che saranno i Bilanci delle aziende protagoniste del mercato.

Se è vero che alcuni formati di vendita sono largamente in positivo rispetto al 2019 è altrettanto vero che altri riportano numeri negativi, talvolta a doppia cifra.

Il mercato italiano è popolato da aziende che, nella maggior parte dei casi, operano attraverso una strategia definita “multicanale”, cioè attraverso un’offerta al consumatore compiuta con diversi formati di vendita.

Facciamo qualche esempio: il leader di mercato, Conad, opera sul mercato attraverso i suoi imprenditori associati con le loro rispettive aziende che, a loro volta, sono legate alle imprese del territorio (CeDi). Di quelle aziende alcune saranno riuscite a crescere con decisione nel periodo del lockdown, e nello specifico quelle di imprenditori che operano con negozi di prossimità, ma se all’interno di un’azienda vi sono negozi di medio-grande dimensione, come i superstore e gli ipermercati (tutti quelli ex Auchan?), non sarebbe assurdo pensare che si trovino in difficoltà.

Ovviamente il CeDi di riferimento soccorrerà l’associato in termini economici, soprattutto nella gestione finanziaria degli ipermercati, ma pensare che non vi saranno perdite è un’utopia.

Un altro esempio: Coop Alleanza 3.0. L’azienda ha appena presentato un Bilancio, quello del 2019, con un perdita “ridotta” a -164 milioni di euro. Quando lo studieremo si cercherà di capire se il recupero, che effettivamente c’è, si è avuto attraverso un’opera di ristrutturazione dei costi che, era evidente, erano abnormi rispetto ai benchmark, oppure se è solo il frutto di operazioni finanziarie, ma questo è un altro tema.

Ciò che a noi interessa ora è che l’azienda opera sul mercato con tutti i canali possibili, dai piccoli negozi di prossimità sino ai grandi ipermercati ed i suoi ricavi nei primi quattro mesi dell’anno, quindi nel lockdown, sono in crescita rispetto allo scorso anno, nonostante l’incidenza delle grandi superfici sia rilevante.

Ci siamo fatti un’idea del perché: sicuramente le ubicazioni delle Coop, degli storici negozi delle coop adriatica, estense e nord est godono di eccellenti ubicazioni nelle diverse città presidiate, e questo ha dato loro l’opportunità di ricevere una gran parte di quei consumatori che privilegiavano la posizione del negozio alimentare rispetto al tipo di offerta (assortimento, prezzi, etc). Non solo: le perdite degli ipermercati, che sicuramente si sono avute, sono messe a confronto con le perdite dello scorso anno, pertanto “far male sul fatto male” è più difficile.

Chi davvero ne esce bene dalla pandemia sono tutte quelle organizzazioni fatte di piccoli CeDi con imprese affiliate (o associate) rappresentate da negozi di prossimità, che in Italia in numerica sono la maggior parte, ma anche la gran parte nel valore ponderato.

Che significa questo?

Che è molto probabile che il mercato continui la sua crescita per tutto l’anno, ma all’interno di questo le aziende più importanti, quelle più strutturate, e talvolta più performanti (chissà ad esempio Tosano, azienda eccezionale ma con ubicazioni che sono state penalizzate dai due mesi di Lockdown), che hanno investito sui medi e sui grandi formati, ovvero quelle che sopportano costi di gestione rilevanti, potrebbero vivere delle difficoltà di Bilancio per l’anno in corso.

Non è una notizia così entusiasmante per una semplice (e forse cinica) ragione: non tutti, ma diversi dei piccoli CeDi rinvigoriti dal coronavirus sono in realtà aziende che stanno sul mercato giusto per le buone performance degli affiliati, che sono dei piccoli imprenditori capaci nei loro micro territori, ma se vogliamo pensare ad un mercato competitivo e di qualità la sua concentrazione ad opera dai migliori retailers è un “male” necessario. Facciamo l’esempio della regione Sicilia: dopo anni di perdite di fatturato, e di forte travaso di fatturato dal canale supermercati ai discount, questo si sta interrompendo grazie alla qualità di coloro che sono rimasti sul mercato e che stanno facendo crescere di nuovo il fatturato totale GDO, a parte il mese di Aprile. Se il coronavirus si fosse abbattuto sul mondo solo tre anni fa le aziende in difficoltà di quel territorio avrebbero avuto un recupero di ossigeno rilevante, giusto a danno dei più grandi e più efficienti. Questo esempio per sostenere che in giro per l’Italia sono ancora presenti CeDi che stentano e che il mercato, per crescere, dovrebbe fagocitare ad opera dei migliori. Il coronavirus ha, di fatto, messo un freno alla evoluzione della GDO verso standard qualitativi migliori.

 

 

Dott. Andrea Meneghini
Analista ed esperto di Grande Distribuzione alimentare. E’ un attento osservatore delle dinamiche evolutive dei diversi format in Italia ed in Europa. Collabora con alcuni Gruppi della GDO italiana nelle aree di crisis communication management e news management. Affianca la Direzione Generale di alcuni Gruppi della GDO nella gestione delle strategie aziendali. Collabora anche con aziende del Mass Market Retail all'estero come assistant manager sull'italian food. Si può contattare scrivendo a meneghini@gdonews.it

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