Omnicanale? «Carrefour non lo è». L’e-commerce? «Abbiamo 8 siti e 14 applicazioni: ditemi voi come il cliente possa ritrovarsi». E l’alimentazione: «I consumatori non sono mai stati così attenti, ma non sanno più cosa mangiano: la produzione agricola è al collasso, i terreni meno fertili, l’inquinamento alle stelle». Per non parlare del network: «siamo in 33 Paesi eppure incapaci di approfittare delle nostre dimensioni». Se Amazon spinge le catene di supermercati a reinventarsi, non ha usato parole dolci Alexandre Bompard, da 6 mesi ceo della catena transalpina Carrefour, annunciando martedì scorso a Parigi la «rivoluzione digitale e di sistema» dell’insegna. Intanto in Cina il gruppo sanciva l’alleanza con l’internet company Tencent, per accrescere business e percepito online nel paese del Dragone.
Bompard, che è riuscito a rilanciare grazie al web marchi d’oltralpe dati per decotti, come Fnac e Darty, ha promesso alla platea di investitori arrivati alla Défense una cura da cavallo per i supermercati: 2,8 miliardi di euro investiti sull’e-commerce nei prossimi 5 anni, oltre al ridimensionamento degli iper, l’aumento del servizio di consegne a casa, di stazioni per la spesa drive-in e un focus sulla produzione di cibi biologici per triplicarne il giro d’affari, dagli attuali 1,3 a 5 miliardi di euro e far contenti i clienti attenti alla salute.
Il piano battezzato «Carrefour 2022», naming definito da Le Figaro «pomposo quanto politicamente corretto», parte da 560 milioni di euro da puntare ogni anno sull’e-commerce. Una cifra sei volte superiore a quanto messo sul piatto digitale in 5 anni dal predecessore di Bompard, Georges Plassat. «Oggi Carrefour non è né multiformato né multicanale, quando il mercato pone queste condizioni come indispensabili», ha ribadito l’a.d..
L’obiettivo del gruppo, 88,2 miliardi di euro di fatturato, è portare il giro d’affari della spesa online da 1 a 5 miliardi intervenendo sulle voci di snodo dell’e-commerce. Come i punti per il ritiro della spesa effettuata online con l’auto. In ritardo sul concorrente Leclerc, che detiene una quota del 50% nella spesa effettuata su Internet e ha superato Carrefour come gruppo n.1 della gdo in Francia, quest’anno sono previste 170 aperture di «Drive» che portano a 800 i luoghi per ritirare la spesa.
Altra voce prioritaria, le consegne in un’ora contro l’avanzata di Amazon: il gruppo si appoggerà sulla rete di negozi di vicinato che cresceranno con 200 nuove insegne di piccola taglia per supportare la spesa a domicilio. Già disponibile in 5 città, inclusa Parigi, il servizio sarà poi esteso grazie a un accordo con La Poste e i corrieri in bicicletta della controllata Stuart.
Infine il «clicca e ritira» disponibile in mille punti vendita: riguarderà il 50% dei negozi 2.800 in tutto alla fine della rivoluzione.
Ogni investimento non potrà poi prescindere da una nuova esperienza di navigazione online. «Abbiamo otto siti e 14 app», ha sottolineato Bompard, Un dedalo destinato a riunirsi all’indirizzo Carrefour.fr, unica porta di accesso oltralpe per fare la spesa online, a discapito degli esistenti Ooshop o Drive. Partner per la piattaforma tecnologica sarà Publicis Sapient che lavorerà anche sui dati dei clienti per lanciare un nuovo modello di fidelizzazione.
La dieta, per il gruppo che ha inventato in Francia gli ipermercati, riguarderà però anche i luoghi fisici: nonostante la promessa di non effettuare chiusure, centomila metri quadrati verranno tagliati dalle grandi superfici e alcuni iper saranno dati in gestione esternamente e non più amministrati da quadri interni. Una rottura storica, compresa l’idea, qualora non funzionassero i reparti non alimentari di affidarli a insegne esterne. Mentre i negozi hard discount Dia, acquistati nel 2015, saranno venduti a cooperative di agricoltori. Tutte mosse per destare il management, dai vertici (dimezzati da Bompard) fino agli impiegati nei corridoi dei supermercati.
[via italiaoggi]