
L’indice di fiducia dei consumatori italiani nel periodo aprile-giugno 2016 si mantiene in territorio positivo, attestandosi a quota 55, di cinque punti al di sopra della linea di demarcazione tra i valori registrati durante la crisi e quelli riscontrati a partire dalla fine della recessione. Mettendo a confronto il dato con lo stesso periodo dell’anno precedente si rileva un incremento di 2 punti (in linea con il trend globale) mentre risulta in calo di 4 punti rispetto a quanto fatto registrare tra gennaio e marzo di quest’anno.
I dati emergono dalla Global Survey Consumer Confidence di Nielsen realizzata su un campione di oltre 30.000 individui in 63 Paesi, tra i quali l’Italia.
“Il quadro che emerge dalla Consumer Confidence Survey relativa al secondo trimestre dell’anno – ha dichiarato Giovanni Fantasia, amministratore delegato di Nielsen Italia – risulta non omogeneo, presentando aspetti se non contrastanti almeno indicativi di un trend di sviluppo a diverse velocità. Se in generale l’indice di fiducia risulta o stabile o in frenata, pur mantenendosi al di sopra dei livelli di guardia, risaltano elementi altamente positivi, come un allentamento della stretta sui risparmi e una diminuzione sia di quanti ritengono il Paese ancora in fase di recessione sia di coloro che ancora applicano misure di spending review a livello famigliare.
Nel largo consumo, abbiamo assistito a un forte cambiamento delle abitudini di acquisto: per far fronte alle difficoltà economiche della crisi, gli Italiani hanno trovato un modo più smart per fare la spesa per poi, supportati anche dall’aumento della fiducia, essere disponibili a spendere per uno stile di vita più sano. Una parte della spesa, infine, è riservata all’innovazione tecnologica, smartphone compresi, il che continuerà a spingere modelli di acquisto su canali tradizionali e digitali in modo sempre più integrato.
In sintesi possiamo dire che il profilo emergente è quello di un Paese che ancora attraversa una fase complessa. In questo senso, nell’ambito di una società che cambia e diventa sempre più aperta e flessibile, servono politiche differenziate di promozione sociale accompagnate da una rimodulazione del carico fiscale per agevolare il lavoro, gli investimenti e i consumi.”
A livello globale l’indice di fiducia si è posizionato a quota 98, stabile rispetto al trimestre precedente. In Europa l’indice è pari a 79, in crescita di un punto sul periodo gennaio-marzo 2016. I Paesi con i valori più alti sono Filippine (132, +13 punti vs. trimestre precedente), India (128, -6 punti) e Indonesia (119, +2 punti). All’estremo opposto si collocano Corea del Sud (45, +1 punto), Grecia (52, -1 punto), Ucraina (52, +6 punti). Volendo vedere quali sono stati gli incrementi più alti, si rilevano Filippine (+13 punti), Perù (+ 11), Malesia (+8). Le perdite più nette invece sono quelle di Portogallo, Lituania e Belgio, che hanno fatto registrare una discesa di 6 punti dal trimestre precedente.
Da leggersi in chiave positiva per i consumi la diminuzione della quota di italiani che intendono destinare al risparmio i soldi rimanenti dopo le spese necessarie. Sono infatti il 36% degli intervistati rispetto al 38% di un anno fa, trend senz’altro da sottolineare tanto più perché la propensione al risparmio risulta una variabile radicata negli italiani più di quanto non si verifichi nel resto dei Paesi europei.
Per quanto concerne le altre destinazioni delle risorse una volta sostenute le spese essenziali, gli italiani fanno le seguenti scelte: il 29% intende acquistare abbigliamento, il 28% dedicare le risorse alle vacanze, il 21% all’intrattenimento fuori casa, il 13% intende pagare eventuali debiti, il 12% li spende per prodotti di elettronica, il 9% vuole impiegarli nella manutenzione della casa, il 9% investe in fondi pensionistici, l’8% acquista azioni e il 5% è ancora indeciso.
Da questo profilo d’analisi emerge che oltre un quarto della popolazione dichiara di rimanere senza soldi alla fine del mese (Spagna 15%, Germania e Inghilterra 20%).
Dal punto di vista delle preoccupazioni rilevate presso i cittadini, al primo posto si colloca quella per il posto di lavoro (19%). Anche in questo caso occorre d’altra parte notare che il valore è segnale di una positività, poiché in flessione di 5 punti rispetto a quello rilevato un anno fa. Le altre fonti di preoccupazione sono le seguenti: il 10% per il terrorismo, il 10% per la salute, il 9% per la situazione economica generale, il 6% per i debiti, il 5% per l’immigrazione, il 5% per i crimini, il 5% per l’educazione dei figli/welfare, il 5% per la conciliazione vita famigliare/lavoro, il 5% per l’aumento delle bollette della casa (gas, elettricità, ecc), il 3% per il global warming, il 3% per l’aumento dei prezzi degli alimentari, il 2% per l’eventualità di una guerra, il 2% per la stabilità politica, l’1% per la salute dei genitori, l’1% per la tolleranza verso i valori culturali di altri paesi, l’1% per la mancanza di comprensione fra le diverse culture, l’1% per l’aumento del prezzo dei carburanti. Il 4% ha altre preoccupazioni così come il 4% dichiara di non averne.
Lo studio di Nielsen mette a fuoco anche l’atteggiamento degli italiani rispetto alla situazione economica generale del Paese, in particolare esaminando in quale misura l’esperienza della recessione sia stata superata da parte della popolazione. Risulta in diminuzione la percentuale dei pessimisti, cioè di quanti ritengono che la crisi non sia ancora alle spalle, passando dal 90% di un anno fa e dall’87% dello scorso trimestre all’attuale 85%. Tra costoro, il 13% dichiara che la fase di recessione potrà essere superata entro i prossimi 12 mesi, in diminuzione rispetto al 16% rilevato sia nel periodo precedente che 12 mesi fa.
Prendendo in considerazione la propensione al consumo, risulta che il 17% del campione ritiene che quello presente sia il momento propizio per fare acquisti, dato in crescita di un punto rispetto a un anno fa e stabile se raffrontato con il primo trimestre 2016.
Valore in linea con il secondo trimestre 2015 anche quello relativo alla percezione della propria posizione lavorativa: sono infatti l’11% quanti hanno della prospettiva occupazionale una visione positiva nei prossimi 12 mesi, pur se in leggera diminuzione rispetto al periodo gennaio-marzo ( -2 punti). Risulta in frenata invece l’atteggiamento verso lo stato della situazione finanziaria personale, vista dal 19% positivamente ma di 5 punti al di sotto di quanto registrato nel primo trimestre dell’anno.
Per ciò che concerne la permanenza delle abitudini di consumo acquisite durante il periodo della crisi, la Survey di Nielsen fa registrare una brusca diminuzione di quanti hanno modificato il proprio comportamento per risparmiare, dato anche in questo caso da interpretare positivamente, poiché passa dal 69% di un anno fa al 61% attuale. Segno che gli italiani stanno allentando la cautela verso i consumi per acquisire un atteggiamento più espansivo. Rimangono tuttavia in atto alcune azioni di spending review anche se differenziate in funzione delle singole categorie merceologiche: il 56% taglia sui pasti fuori casa, il 55% spende meno in nuovi vestiti, il 51% si sposta su marchi alimentari più economici, il 50% spende meno nel divertimento fuori casa, il 40% nelle vacanze/brevi soggiorni, il 34% tenta di consumare meno gas/elettricità, il 32% rimanda la sostituzione di oggetti per la casa, il 31% usa meno l’auto, il 29% recupera soldi sulle spese telefoniche, il 29% rinuncia agli aggiornamenti tecnologici di device elettronici, il 27% taglia sulle forme di divertimento in casa, il 27% risparmia sulle vacanze annuali, il 19% cerca condizioni migliori per il mutuo o l’assicurazione, il 15% fuma meno, il 15% si orienta verso marchi meno costosi per gli alcolici.
Infine, ponendo la condizione di un miglioramento della situazione economica, solo il 21% dichiara che continuerebbe nelle misure di risparmio per i pasti fuori casa, il 21% che spenderebbe meno per nuovi vestiti, il 20% continuerebbe a risparmiare sul divertimento fuori casa, il 20% proseguirebbe ad acquistare marchi alimentari a basso prezzo, il 20% tenterebbe comunque di risparmiare su gas e elettricità, il 15% non smetterebbe di usare meno l’auto, il 13% risparmierebbe sulle spese telefoniche, il 13% taglierebbe sulle vacanze brevi, l’11% ritarderebbe l’upgrading di device elettronici, il 10% taglierebbe sul fumo, il 10% sulle vacanze annuali, il 9% sull’intrattenimento in casa, il 9% non smetterebbe di ricercare tassi più agevolati per il mutuo, l’8% continuerebbe a scegliere brand a basso prezzo per gli alcolici, l’8% non cambierebbe oggetti per migliorare la propria casa. Il 20% smetterebbe di applicare rigide misure di risparmio.