Nonostante le rassicurazioni del governo sulle prospettive di crescita, le famiglie italiane soffrono la crisi: nel 2015 più di sei famiglie su dieci, secondo una ricerca del centro studi di Unimpresa su 18 mila associati, hanno fatto la spesa almeno una volta in un discount, un supermercato che vende prodotti di marche e qualità meno prestigiosi a vantaggio di prezzi molto più convenienti. Un vero e proprio boom, che ha portato l’aumento degli acquisti del 53% in termini di volumi nei discount, e un successo di questi esercizi commerciali, che secondo le stime saranno frequentati dal 4,8% in più dei clienti anche nel 2016. «Quello che ci siamo lasciati alle spalle è stato soprattutto l’anno dei discount alimentari», conferma la Cia-Agricoltori italiani, «in cui le vendite di prodotti alimentari low cost sono aumentate del 3,5% nel periodo gennaio-febbraio». Come dimostrano anche gli ultimi dati Istat, dunque, anche se cresce il valore delle vendite di cibi e bevande (+1,3%), diminuiscono gli acquisti nei piccoli esercizi commerciali tradizionali (-0,5%) e si punta sempre più ad acquistare prodotti più convenienti.
Eurispes: il potere d’acquisto basso spinge verso i low cost.
«L’attenzione alle offerte speciali porta i consumatori a fare una vera e propria incetta di beni a basso costo: i cittadini – sottolinea Unimpresa – sono diventati super esperti dei volantini, puntano le promozioni e nelle buste della spesa finisce solo quanto è proposto in offerta, mentre restano sugli scaffali dei supermercati e dei piccoli negozi su strada tutti gli altri prodotti». E anche l’ultima versione del rapporto Eurispes, di cui sono stati anticipati i contenuti tre giorni fa, testimonia che, anche se la situazione appare leggermente migliorata rispetto allo scorso anno, la perdita del proprio potere d’acquisto rimane comunque una realtà ad inizio 2016 per più della metà dei cittadini, il 53,1% (un forte calo indicato nel 13,4% dei casi, meno marcato invece nel 39,7%). Per cui resta alta la percentuale di chi si rivolge a punti vendita più economici, come grandi magazzini, mercatini, outlet (76%).
Ma i prodotti come sono?
Tanto più che spesso si tratta di prodotti di qualità, confezionati nello stesso stabilimento di produzione di quelli «di marca», ma venduti con un packaging meno accattivante di quelli famosi, con un risparmio sul fronte del marketing più che della qualità. Anche se Coldiretti invita periodicamente i consumatori a fare attenzione ai prodotti discount, alcuni siti di consumatori, come ioleggoletichetta.it, aiutano orientarsi. E Altroconsumo conferma che «nella maggior parte dei casi i prodotti low cost non hanno nulla da invidiare ai colleghi di marca». Negli spaghetti, ad esempio, negli ultimi test effettuati dagli esperti dell’associazione, non è stato riscontrato alcun tipo di impurità e il giudizio degli assaggiatori è stato complessivamente positivo, anche se non si raggiunge mai l’eccellenza, a differenza di alcuni spaghetti di marca. Le passate di pomodoro non hanno problemi di frodi e in media sono anche migliori di alcune passate di marca. Il latte a lunga conservazione costa il 40% in meno del latte uht di marca e non presenta né sostanze indesiderate né annacquamenti. L’unico punto critico ha riguardato la confettura di albicocche: costa meno, è piaciuta abbastanza, ma nella metà dei casi testati c’è meno frutta di quella dichiarata.
I risparmi: quasi 30 euro a carrello.
Il risparmio per i consumatori? Non è massiccio come un tempo: fino a due- tre anni fa si poteva spendere anche il 35-40% in meno rispetto al carrello tradizionale, mentre oggi, secondo le stime di Federconsumatori, si arriva a risparmiare il 28%. In soldoni, poco più di 70 euro per una spesa media per una famiglia di 4 persone, che costerebbe 98 euro in un supermercato tradizionale sfruttando le offerte.
E le catene festeggiano.
Le vendite di prodotti low cost trascinano anche la crescita dei discount: di fronte a piccoli negozi e drogherie che chiudono una dietro l’altra nelle grandi città e alla grande distribuzione che fatica a tenere il passo, i 4000 punti vendita discount sparsi sul territorio italiano chiudono i bilanci da anni con il segno + e sono in continua espansione. Come la Lidl, multinazionale presente da 22 anni in Italia, che può già contare su oltre 570 punti vendita, 10 mila collaboratori e 10 centri di distribuzione, e ha approntato un piano di investimenti da oltre 500 milioni di euro per i prossimi tre anni. O Eurospin, che continua ad espandersi da venti anni, aumentando punti vendita, fatturato e numero di clienti ed è stata nominata proprio da Altro consumo come la catena hard discount più conveniente.
[via corriere.it]
Come sempre i numeri non mentono e, a differenza di quello che i media di informazione “pubblicizzano”, siamo ancora in pieno trading down.