Nella seconda parte dell’intervista a Fabrizio Nucifora, Global & Trade Marketing Director di Kimbo (azienda simbolo dell’espresso napoletano): il punto di vista sul mercato delle capsule, la popolarità di Nespresso e la tanto attesa entrata in Italia di Starbucks. Una visione interessante dell’evoluzione del mercato che si apre a nuove opportunità.
D. Da veri cultori del caffè classico, quale visione avete di questa nuova moda delle capsule?
R. Vi sono due aspetti, uno negativo e uno positivo. La capsula standard ha un quantitativo medio di 5 grammi di caffè, al massimo può arrivare a 6 g, il quantitativo di caffè della moka o del bar è maggiore, il caffè all’italiana ha quindi un gusto diverso da quanto offerto oggi sul mercato (delle capsule). Per questo abbiamo, in partnership con Illy, studiato una capsula che contenesse 7 g di caffè, quantitativo che garantisce un vero espresso cremoso e intenso. La nuova macchina è stata sviluppata da Indesit e con design Giugiaro, così da avere una completa italianità della nostra offerta.
Il lato positivo, invece, delle capsule è l’offerta di tanti piccoli gusti poco impegnativi (dal punto di vista quantitativo) così da provare senza troppo impegno. A lungo andare però ritengo possano funzionare al bar dove ci si va anche per provare qualcosa di diverso, ma non a casa, dove permane forte la volontà di un caffè tradizionale.
Infatti, a differenza dei mercati nordici, non ritengo in Italia ci possa essere spazio per un macinato da moka ai gusti vari, nocciola, anziché caramello o quant’altro.
D. Nespresso ha dichiarato di aver introdotto in Italia la cultura del caffè, e ha individuato questo quale uno dei fattori principali di successo. Veramente abbiamo un passato di “corto, lungo, macchiato” e non di blend e origini?
R. In Italia abbiamo sempre avuto una forte cultura del caffè. I blend sono titolati nelle confezioni, così come la tostatura e queste sono i fattori più importanti per comprendere le caratteristiche dei diversi caffè.
Certo che possiamo fare di più, si può sempre approfondire e il consumatore può migliorare la consapevolezza, magari non tutte le fasce per esempio i più tradizionalisti, non ne sentono il desiderio o l’interesse, ma non possiamo negare che una buona base di cultura del caffè sia ben diffusa.
D. l’avanzata rapida e importante di Nespresso e le dichiarazioni di entrata nel mercato di Starbucks: sono più bravi loro a esportare? E rappresentano, secondo voi, una minaccia o un’opportunità?
R. Sicuramente un’opportunità. Nespresso con la sua entrata ha trascinato tutto il mercato. Ha dato nuovo respiro e l’ha aperto a nuove possibilità di business, guardi al proliferare delle capsule compatibili, con la soddisfazione del 15% di questo mercato.
Inoltre il mercato nella sua globalità tenderà a crescere perché magari è un sistema semplice anche per i piccoli uffici, rispetto al vending e quindi appetibile anche a chi prima non ci pensava.
Inoltre il prezzo del caffè è più alto con questi nuovi sistemi, dando maggiore respiro a una marginalità ad oggi un po’ compressa.
Così riteniamo e attendiamo con favore anche l’entrata dell’espresso americano di Starbucks. Aprirà nuovi spazi di business per tutti gli operatori di settore, infatti, visto che si tratta di un consumo del tutto diverso dal nostro classico, anche in questo caso potremmo assistere a un allargamento dei consumi fuori casa per i quali noi di Kimbo siamo già pronti.
La cuccuma in fondo è un sistema simile a quello del caffè americano, già oggi lo offriamo nelle caffetterie Top di gamma di Autogrill, per la colazione. Un’eventuale diffusione del caffè americano non farebbe che aumentare la popolarità anche del nostro sistema napoletano, e la possibilità di esportalo a nostra volta, pertanto ben venga!
D. Ristorazione e mercato estero sono quindi opportunità anche per le aziende italiane?
R. Certamente! Per quanto riguarda la Ristorazione, i dati sono controversi, è difficile leggerne i numeri per mancanza di rilevazioni complete, ma è certo che sia in aumento, almeno per quanto possiamo vedere noi, dove registriamo uno sviluppo anno su anno che oggi pesa un 15-18% sul totale del nostro giro d’affari.
Per quanto riguarda l’estero abbiamo appena cominciato e credo vi sia molto da fare. I paesi sono differenti e le offerte devono essere adattate alle abitudini. Per esempio in tutti i paesi mediterranei, dalla Grecia, alla Spagna al Portogallo il consumo è ancora prevalentemente sul macinato, nei paesi del nord invece, vi è un macinato diverso adatto al presso filtro all’americana e in secondo luogo le capsule. In Inghilterra abbiamo una divisione apposita per il paese Kimbo UK, in Germania ci focalizzeremo molto nel 2016, in Francia abbiamo tre caffetterie. Nel Far East la macchina espresso casalinga non esiste e stanno iniziando ora a conoscere l’espresso al bar, fino ad oggi il consumo era prevalentemente di the. Quindi è tutto in evoluzione e questo offre grandi possibilità.
Oggi per noi l’estero vale il 18% del nostro giro d’affari, due anni fa solo il 10%, contiamo di arrivare al 25% già nel prossimo anno.