Inizia oggi uno studio in quattro puntate che analizzerà la categoria della pasta di semola. Oggi si parlerà dei consumi interni nella GDO, nel prossimo numero analizzeremo i consumi nel mondo e nel terzo andremo a spiegare come la categoria ha avuto successo nella Private Label e nell’ultimo numero andremo a comprendere le dinamiche che legano i rapporti negoziali tra industria e distribuzione italiana. Il presente articolo espone grafici e tabelle sui consumi di pasta di semola aggiornati al 31.08.2015 nella Grande Distribuzione. Se volete ulteriori informazioni sulla categoria potete scrivere a commerciale@gdonews.it
Mentre nel mondo i consumi della pasta di semola sono in costante crescita, soprattutto negli Stati Uniti e nel nord dell’Europa, in Italia le vendite continuano a latitare. Le ragioni sono molteplici ma si possono ricondurre principalmente al cambio delle nostre abitudini alimentari (molta attenzione alle diete, globalizzazione con conseguente interesse verso altre culture alimentari, etc..).
In Grande Distribuzione dal 1 settembre 2014 al 31 agosto 2015 si sono venduti circa 750 milioni di euro (a valore) di pasta di semola. I consumi maggiori sono compiuti nel sud Italia dove la tradizione della “pastasciutta” rimane ancora solida. Anche il nord ovest è un’area dove il consumo rimane sostenuto ma la qualità della Grande Distribuzione, in questo territorio, è tale e tanta che in termini ponderati dovrebbe prevalere nettamente rispetto al sud, ma così non è. Il centro Italia (e Sardegna) sono buoni consumatori di pasta considerato che la popolazione ivi residente è inferiore a quella presente nel Sud. Invece chi non tiene il passo con le altre aree nielsen è il nord est che consuma il 30% di pasta di semola in meno rispetto al sud ed al nord ovest.
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