Dopo quattro anni di permanenza, Crédit Agricole è uscita dal gruppo Mutti (conserve vegetali dei “rossi” con polpe, concentrati, sughi e passate): con la cessione del 5% alla stessa proprietà, la famiglia ora controlla il 100% dell’azienda parmense.
L’ad Francesco Mutti si dice disponibile «ad un ingresso più significativo nell’azionariato» ma escludendo sia l’ipotesi di un fondo d’investimento («lo vedo poco compatibile con i nostri cicli») sia quello di un partner industriale. Tuttavia «in questo momento è in corso un’attività di scouting, non necessariamente in Italia – spiega l’imprenditore – ma la logica di un’acquisizione all’estero sarebbe orientata ad un’espansione di tipo commerciale.
Il gruppo Mutti ha chiuso il 2014 con ricavi per 190,8 milioni, in progresso del 14,9%; l’Ebitda è stato pari a 26,3 milioni (+25%) e l’utile netto ha raggiunto i 13,2 milioni, con una crescita del 30,7%. Rimane solida la struttura patrimoniale: il patrimonio netto a fine 2014 è di 77,8 milioni, con un indebitamento medio mensile di 11,9 milioni, in calo del 23,3% nonostante investimenti nell’ampliamento della capacità produttiva e in attività di marketing che hanno insieme sfiorato nel periodo i 20 milioni.
È intanto divenuta operativa, nei primi mesi del 2015, la nuova struttura societaria di gruppo, con una holding di partecipazioni denominata Red Lions. Alla nuova capogruppo fa capo la Mutti spa, che continuerà a gestire tutte le attività core di gruppo, anche attraverso le controllate Mutti Food India, Mutti France e Fiordagosto, quest’ultima la società che gestisce le attività produttive in proprio. La nuova holding Red Lions prelude a diversificazioni nell’ambito delle conserve vegetali? «No assolutamente – dice Mutti – Preferisco fare il mestiere che so fare».
Mutti cerca un partner, ma non trova quello giusto. Si è lasciato soffiare Greci e Althea? «No – risponde l’imprenditore – abbiamo esaminato i dossier: sulla prima eravamo convinti del suo potenziale nell’horeca; sull’altra è un’azienda per il 90% dedita alle private label. Un mestiere diverso dal nostro».