Caffo festeggia il centenario presentando un nuovo prodotto: Vecchio Amaro del Capo Riserva, proponendosi così di coprire, con un prodotto finora mancante, il settore premium nel mercato internazionale.
La particolarità del prodotto e l’innovazione sono nella diluizione dell’infuso d’erbe in Rhum invecchiato 43 anni. Le bottiglie sono numerate e vi è l’indicazione dell’annata del Rhum.
Il prodotto risulta così più morbido e avvolgente in bocca mentre al naso si arricchisce di profumi non solo d’erbe ma anche di caramello e spezie, date dal Rhum.
Prodotto che s’inserisce nella fascia alta di gamma e vuole “rubare” mercato agli spirits da meditazione (whiskey, Calvados, Brandy e così via)
Caffo ha lavorato molto in questi anni per promuovere il loro classico Vecchio Amaro del Capo e negli ultimi tre anni ne ha colto, con soddisfazione, i frutti.
5 premi vinti in Italia e all’estero, una crescita esplosiva con un incremento medio del 20% per anno, fino a scavalcare Montenegro, che rimane il principale competitor. Trend che si conferma anche per il primo trimestre 2015 al +25%.
Non male considerato che il 70% delle vendite di questo grande classico avviene in GDO.
L’azienda, anche per questo prodotto sta portando avanti importanti progetti cogliendo l’onda del mixology.
Ha presentato al Vinitaly 4 cocktail e sta proseguendo l’impegno nel mercato estero soprattutto Inghilterra e US, dove il trend del cocktail a base amaro sta esplodendo.
I bartender londinesi stanno vivendo un momento magico di boom di consumi di cocktail (a fronte di vino e liquori “lisci” in calo) anche tra le donne, tanto da far registrare, nei locali più alla moda, numeri importanti.
Il Savoy, per esempio, si attesta su un consumo di oltre 1500 cocktail a sera.
Nel vecchio continente invece, la Germania si conferma il mercato vincente con consumi di amaro che superano di molto i consumi interni Italia.
Caffo ha in portafoglio anche un buon numero di grappe, il cui mercato è un po’ stagnante.
Si conferma il miglior andamento per le invecchiate, mentre per bianche e monovitigno non vi sono grossi movimenti.
L’azienda storica a proprietà familiare con un fatturato di 27 milioni di euro, 5 milioni di bottiglie prodotte di cui il 70% Vecchio Amaro del Capo, è condotta dall’AD Nuccio Caffo che ha risposto a qualche nostra domanda sulla sua visione manageriale.
D. Qual è il vostro obiettivo futuro?
R. Rimanere indipendenti. Malgrado le offerte ricevute preferiamo mantenere la proprietà familiare ed indipendente.
Azienda familiare ma “managerizzata”, cioè da tempo stiamo lavorando in questa direzione, inserendo manager qualificati che possano contribuire al rafforzamento e alla crescita aziendale. L’abbiamo fatto 10 anni fa inserendo Paolo Raisa (dir. Comm.le n.d.r.) con ottimi risultati, ora stiamo rafforzando la rete estera sia con buon management, che con agenti, riteniamo questo essenziale per un futuro di crescita consolidata.
D. Il vostro core-business rimane l’amaro, quali strategie state portando avanti per migliorare e consolidare la posizione fin qui conquistata?
R. innanzi tutto monitoriamo tutti i prodotti del settore amari, vogliamo conoscere e capire i concorrenti. Per esempio perché il San Simone sia leader in Piemonte e Braulio al secondo posto vendite in Lombardia.
Abbiamo lavorato molto in questi anni nell’aumentare la distribuzione del nostro prodotto, oggi siamo all’85% di distribuzione ponderata, questo ha fatto conoscere e apprezzare il prodotto, ma possiamo ancora migliorare.
Puntiamo anche molto sull’estero, sia rafforzando la rete vendita sia proponendo prodotti interessanti per questi mercati, per esempio la Riserva, il Solara o il Capo’s drink.
D. Capo’s drink è una bevanda a base tonica e lieve quantità di Vecchio Amaro del Capo, a dare leggerezza e bitter. Proporrete questo quale alternativa a Campari Soda e similari del mondo aperitivi?
R. per il momento è solo in test sul mercato, sta avendo un buon successo, vedremo.
D. quanto investite in immagine e pubblicità?
R. i nostri investimenti sono aumentati in questi anni e si aggirano intorno al 5% del nostro fatturato.
D. un vostro concorrente ha recentemente presentato alcune ricette elaborate da un noto chef televisivo. Ritenete questo interessante? State o proporrete anche voi qualcosa del genere per aumentare la “popolarità” del vostro prodotto?
R. in effetti, abbiamo fatto un’operazione di co-marketing con Michele Milani alla presentazione del suo libro “Storie di caccia e cucina”. Ci piaceva l’idea di associare il nostro amaro a una cucina tradizionale e contadina non solo perché riteniamo possa ben abbinarsi, ma anche perché è sempre stato un consumo consolidato in campagna.
Per il San Marzano Borsci invece, Buddy (cuoco italoamericano celebre in tutto il mondo grazie al programma televisivo “Il boss delle torte” n.d.r.) proporrà alcune ricette della tradizione (che prevedevano proprio l’uso di quest’amaro) come per esempio il Profiteroles.