La multinazionale produttrice del tonno Rio Mare e Palmera ha visto calare di 44 tonnellate il consumo di questo metallo nel suo stabilimento di Cermenate. Ora si investe per ridurre la pellicola di plastica
L’impatto del trasporto delle materie prime nello stabilimento di Cermenate è stato ridotto di due terzi ed è sceso di 44 tonnellate anche il consumo della banda stagnata usata per le scatolette. Sono questi alcuni dei risultati ottenuti dal gruppo Bolton Alimentari. Il trend tra le grandi aziende, dalle catene della grande distribuzione fino ai produttori di abiti, è questo. La parola d’ordine è crescere in sostenibilità. E anche Bolton Alimentari da diversi anni è impegnato a rafforzarsi su questi temi. Attivo nella produzione di cibo, un fatturato di 930 milioni, questo gruppo ha in Italia, a Cermenate (Como) uno dei suoi più grandi stabilimenti produttivi da dove ogni anno escono 650 milioni di scatolette.
Il nome dice poco alla casalinga che si aggira tra gli scaffali, ma si parla del Gruppo che produce le scatolette Rio Mare, Saupiquet e Palmera. Con il tonno Rio Mare questa società arriva infatti sulle tavola di metà delle famiglie italiane. Ed è anche prima in Europa in questo settore, secondo dati Nielsen. La sostenibilità aiuta a migliorare l’immagine e a vendere. La multinazionale così nel 2009 ha contribuito a fondare la International seafood sustainability foundation (Issf), un’organizzazione non profit che raggruppa il Wwf International, scienziati e biologi marini e oltre il 70% delle aziende dell’industria conserviera del tonno. E questa fondazione dedica ogni anno 4 milioni di dollari alla ricerca scientifica per migliorare la sostenibilità della pesca del tonno e sensibilizzare il mercato.
Lo stesso gruppo ha lavorato per la diversificazione dei metodi di pesca, per meglio bilanciare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Si è impegnata a non utilizzare specie a rischio di estinzione, come il tonno rosso (Thunnus thynnus). “E ci accertiamo che le flotte che ci forniscono materia prima – si legge nel loro bilancio sociale – rispettino i periodi di fermo pesca indicati dalle Organizzazioni Regionali per la gestione della pesca del tonno (Rfmo), al fine di assicurare ai banchi di tonno una pausa adeguata per la riproduzione e il ripopolamento”. Nello stabilimento di Cermenate, poi si lavorano filetti di tonno precotti (loins). “Trasportandoli in questo modo si riduce di otre il 60% l’impatto del trasporto in Italia della materia prima”, scrivono dalla Bolton. Sempre a Cermenate vengono recuperati e destinati ad altre attività quasi tutti i rifiuti. “Nell’ultimo triennio è stato ridotto il consumo idrico medio passando da 15.85 a 14.75 metri cubi” e si sta lavorando per applicare alcune tecnologie che consentiranno di “non dover più usare l’acqua nello scongelamento degli ingredienti”. Da luglio 2013 l’azienda si è anche impegnata nella riduzione del film di plastica che avvolge i prodotti per lo stoccaggio in magazzino, che ci consentirà un risparmio di 5,6 tonnellate di materiale all’anno.