Che Expo 2015 rappresenti un’occasione unica per presentare i prodotti e il modello alimentare italiano a milioni di visitatori e a migliaia di operatori commerciali è risaputo anche se ancora una volta il declino della nostra cultura farà in modo che il mondo abbia, se ce n’era bisogno, ancora conferma della nostra incapacità ad essere puntuali. Non ha poi di certo giovato la scoperta della corruzione che ha dilagato ancora una volta dietro le grandi opere. Parlando di argomenti più interessanti è doveroso comunicare che è stato presentato nei giorni scorsi il padiglione di Federalimentare “Cibus è Italia”, con 5 mila metri quadri di superficie su due piani e l’organizzazione di 200 eventi, dove si metterà in mostra la rassegna più completa delle filiere alimentari italiane grazie a 500 aziende che racconteranno la tradizione del saper fare, le innovazioni tecnologiche, la sostenibilità ed il futuro della produzione alimentare italiana. Il padiglione sarà unico per le sue caratteristiche ed anche per il design, essendo l’unico che cambierà continuamente il look delle proprie facciate esterne grazie al progetto “Cibus In Fabula” curato da Felice Limosani, un mix di arte povera e tecnologia avanzata: su due maxi teloni di 45 metri quadrati all’esterno del padiglione una digital animation che parte dall’immagine che viene creata con lo spray da 13 street artist provenienti da ogni parte del mondo.
Per aumentare l’export italiano è necessario fare sistema, imprese e Governo, ridurre la polverizzazione ed il nanismo delle imprese, sviluppare piattaforme distributive all’estero e contrastare barriere non tariffarie pretestuose e la contraffazione, come ha spiegato Luigi Scordamaglia, Presidente di Federalimentare: “L’industria alimentare italiana è la più grande creatrice al mondo di valore aggiunto nella trasformazione dei prodotti alimentari. Le enormi potenzialità per l’export stanno tutte in questo semplice principio, sta a noi saperle cogliere. Non possiamo accontentarci del +3,5% dell’export registrato nel 2014 e neanche del +5/6% previsto per l’anno in corso. Dobbiamo essere più ambiziosi sfruttando il fatto che per la prima volta l’intero sistema Paese (reti diplomatiche, organizzazioni di supporto all’export, ministeri competenti etc) ha deciso di considerare l’aumento dell’export agroalimentare un obiettivo strategico da perseguire”.
La definizione di una alleanza virtuosa tra imprenditori
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