lunedì 2 Dicembre 2024

Piattaforme integrate e accordi con la Gdo straniera per il vino italiano: i progetti del Governo

L’export di vino italiano cresce ma solo negli Stati Uniti, nei Paesi emergenti e in Asia mentre è stagnante in Europa. Nel 2014 l’export italiano è cresciuto di appena l’1,4% a 5,11 miliardi (hanno pesato la crisi russa e lo scivolone della Germania) ma il trend nei Paesi terzi è stato del +2,4% contro +0,5% del mercato Ue-28. “Una crescita, quella nei Paesi terzi, di quasi cinque volte superiore rispetto alle vendite nell’Ue – osserva Silvana Ballotta, ceo di Business strategies – cui hanno contribuito in maniera decisiva le azioni di Ocm Promozione”.

Per il responsabile area agroalimentare di Nomisma, Denis Pantini, “assistiamo a una sorta di migrazione dei consumi di vino: dal 2000 a oggi i consumi nell’Ue sono calati del 6% mentre negli altri Paesi sono cresciuti del 25%. E ancora, negli ultimi dieci anni in Europa l’import in valore è cresciuto con un tasso medio annuo del 3%, mentre nei mercati terzi ha viaggiato su ritmi vicini all’8%, da 42milioni a 1,2 miliardi di euro, e del 10,7% in Russia. Ma un altro dato che dimostra la strategicità di questi mercati è <<è il prezzo medio al litro, 3,75 euro al litro – sottolinea Pantini -, quasi doppio di quello dei mercati terzi, 1,91 euro”. 337 milioni per la promozione vino in 5 anni Per il periodo 2014-2018, l’Ocm vino italiano prevede fondi per 337 milioni di euro: di questi, il 36% è dedicato alla promozione del vino italiano nei paesi terzi. Il problema è come spenderli ed assicurarsi che tutte le risorse a disposizione vengano utilizzate. Negli ultimi anni è cresciuta la polemica sulla ripartizione dei fondi: il 70% viene gestito dalle Regioni, il 30% dallo Stato. Le risorse statali sono insufficienti, i progetti sono sempre in overbooking, mentre capita spesso che le Regioni si ritrovino con fondi inutilizzati che vengono di volta in volta “girati” su altre azioni a favore delle aziende vinicole. Il confronto in conferenza Stato-Regioni era giunto ad uno stallo di fronte al rifiuto degli enti locali di rivedere i criteri di ripartizione. Proprio oggi la situazione potrebbe però sbloccarsi: Luca Bianchi, capo dipartimento Politiche competitive al Mipaaf, ha infatti annunciato durante il convegno di Business Strategies, un incontro che potrebbe essere risolutivo. Il Governo rinuncia a modificare gli assetti ma chiede alle Regioni di accettare criteri condivisi e omogenei sui bandi alle imprese. Inoltre potrebbero passare sotto la loro competenza (e le loro risorse) i cosiddetti progetti multiregionali che attualmente ricadono sulla quota statale per un valore di circa 10 milioni di euro. Accordi con la Gdo straniera Bianchi ha anche illustrato le nuove strategie messe in campo dal Governo per una più efficace presenza delle eccellenze del made in Italy agroalimentare (vino compreso) sui mercati esteri. “Stiamo predisponendo quello che sarà il più grande piano di internazionalizzazione del made in Italy e al centro c’è l’agroalimentare a cui sarà destinato circa il 50% dei 250 milioni messi a disposizione dal piano – spiega -. Tra le azioni previste ci sarà una campagna straordinaria di promozione, quest’anno concentrata su Canada e Stati Uniti per raccontare il nostro patrimonio di biodiversità e qualità e contrastare l’Italian sounding. D’altro lato stiamo finalizzando una serie di accordi con la grande distribuzione per creare piattaforme logistiche integrate e favorire un dialogo diretto con i grandi player stranieri che hanno bisogno di qualità ma anche di quantità e continuità”. [via ilsole24ore]

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