
In Spagna negli ultimi anni diversi provvedimenti legislativi hanno cercato di ridurre e armonizzare i tempi di pagamento dei fornitori da parte della grande distribuzione e come conseguenza le catene distributive hanno dovuto intraprendere sforzi finanziari per adattarsi alle nuove norme.
Tuttavia, come succede in Italia, è difficile conoscere i tempi medi di pagamento dei vari gruppi in modo diretto come per esempio succede per le pubbliche amministrazioni che hanno l’obbligo in Spagna, udite udite, di pubblicare il termine di pagamento dei fornitori dal 2013.
Nel 2004 il governo, guidato all’epoca da José Luis Rodríguez Zapatero, ha promulgato una legge per ridurre i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. Questo regolamento è stato modificato più volte, da ultimo nel mese di ottobre 2014 e l’attuale testo pone il pagamento massimo per i creditori entro 60 giorni.
Il termine massimo è andato via via riducendosi ad ogni modifica della legge. Nel 2011 il periodo era fissato a 85 giorni; nel 2012 a 75; e infine nel 2013 a 60 giorni. Uno studio condotto da fonti industriali, però, ha rilevato che il pagamento medio dei fornitori da parte della gdo spagnola è ancora fermo a circa 72 giorni, lontano dal limite di legge. Se è vero che questa media è diminuita dal 2009 di otto giorni è vero anche che il ritardo nei pagamenti ai fornitori complica le loro attività quotidiane.
Mercadona è uno dei pochi gruppi che pubblica contestualmente al bilancio annuale i dati del pagamento medio ai fornitori. Nel 2013, ultimi dati presentati dalla società guidata da Juan Roig, era pari a 53 giorni, 10 giorni in meno rispetto a quelli ottenuti nel 2010, anno in cui la società ha iniziato una politica di riduzione dei termine di pagamento.
Per soddisfare i requisiti normativi Mercadona ha investito quasi 190 milioni di euro solo nel 2013. Fonti dell’azienda sottolineano che questo sforzo finanziario da parte loro ha portato liquidità diretta ai fornitori, circa 1.000 aziende tra fornitori commerciali e di altri servizi.
Nel presentare i risultati Mercadona ha ribadito la necessità di creare una piattaforma regolatoria comune con i fornitori per sostenere settori come allevamento, pesca e agricoltura, in forte crisi. Per raggiungere questo scopo è stato promosso il “dialogo permanente” azienda-fornitore in cui la trasparenza e la fiducia sono fondamentali, e che contribuisce alla stabilità degli accordi con i fornitori.
Ricordiamo che l’anno in cui Mercadona ha ridotto a 53 giorni di pagamento ai propri fornitori (2013) ha fatturato il 3% in più rispetto a quello precedente. Ha inoltre conseguito un utile di 515 milioni di euro, l’1,3% in più rispetto all’anno precedente.
Altra iniziativa lodevole in Spagna è il tavolo istituito tra settore primario, grandi marche e distribuzione per creare un codice di “buona condotta” dal punto di vista delle relazioni commerciali. Le varie parti stanno da tempo negoziando per raggiungere un accordo che è stato presentato in bozza al Consiglio dei Ministri qualche settimana fa. In particolare, il codice prevede di appianare le differenze tra i vari attori della catena distributiva per prevenire l’abuso di potere tra i principali operatori e piccoli fornitori.
L’accordo si basa sulla legge per la “catena alimentare”, approvato dal governo nel 2013, che sollecitava la creazione di questo codice di condotta in cui si prevedono sanzioni fino a 1.000.000 € per trasgressori.
E’ solo un problema di responsabilità. Basterebbe avere il coraggio di rendere conto per averne tenuto conto, senza ipocrisia e con vergogna, per risolvere il problema. Il consumatore “voterà con il portafoglio” e punirà gli “impostori” che si approfittano a spese di chi è interdipendente e senza forza contrattuale. Se aspettiamo l’Antitrust, raccoglieremo solo i ruderi o le ceneri, perchè la sua filosofia è che “in filiera vinca il più forte”, l’importante è trattare bene (prezzo) il consumatore finale. E’ altresì inutile sperare nella forza della legge (art. 62 bis..), rispetto al senso di responsabilità sociale o personale. Infatti, come diceva il Prof. Carnelutti, ” il diritto, rispetto alla filosofia (morale) è una pianta che tanto più in alto non va”. Occorre sforzarsi di rende conto per averne tenuto conto, è questo l’interesse morale del consumatore finale avveduto e responsabile, non solo il rapporto qualità prezzo. Caino dov’è tuo fratello, così direbbe il Papa. A chi? be, sicuramente a tanti della DO e GDO.
Uno Stakeholder Ignoto.