Il mese di Novembre scorre frenetico ai vertici delle aziende che compongono le diverse insegne sul mercato, alla ricerca di nuovi assetti che le Supercentrali potrebbero assumere alla luce dei cambiamenti che si sono verificati, dopo la fine dell’esperienza di Centrale Italiana, da un lato, che ha sciolto il legame che univa Coop Italia, Sigma, Despar e Il Gigante e dall’altro lato dopo l’esperienza di Unes e Sisa, con la fine del contratto che legava le due insegne.
Nelle scorse settimane proprio Sisa è stata al centro di una “querelle” che è culminata con le dimissioni del Presidente Sergio Cassingena a seguito della frenata alla trattativa che aveva dato il 15 Ottobre il Direttore Generale di CRAI, Marco Bordoli.
Voci dentro il mondo Sisa danno per certo che
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Egr. Meneghini,
ogni era post atomica ha la sua fase di ricerca dei sopravvissuti.
Ed ecco che alla terza glaciazione distributiva dal 90′ diversi gruppi etnici sopravvissuti cercano di entrare in contatto tra loro per capire se poter unire le forze e sopravvivere
Sembra la trama di un film ma purtroppo e’ quello che sta accadendo in questi giorni nella distribuzione italiana
Il sogno miope della forza contrattuale muscolare in antitesi all’industria , la ricerca dei migliori contratti, la necessità di sopravvivenza di alcun gruppi e centrali ripropone la stesa pellicola
Ma come si comporterà l’industria? Quali messaggi vuole lanciare questa iniziativa?
Se volessimo pensare veramente al futuro non faremmo questo ma cercheremmo di arrivare velocemente ad un contratto snello e netto/netto come dicono gli addetti ai lavori. Così ognuno potrebbe poi mettere in campo la sua strategia commerciale
Ma questa e’ utopia. Il vecchio impera, il vecchio avanza, il vecchio comanda
Condivido quanto scrive sopra Mattia.
Ormai si pensa solo a super centrali per strappare all’industria contratti sempre piu’ alti e onerosi, per cercare di ridurre le perdite di marginalità che ha la GDO.
In Italia è vero che non cambia mai nulla.
Buongiorno,
tutto queste riflette la situazione della distribuzione in Italia, fatto di poche valide eccellenze e tanta mediocrità.
Se guardiamo lo scenario della gdo in Italia di soli quattro o cinque anni addietro, ci si rende subito conto che sono sparite tantissime realtà, anche ( almeno si riteneva allora) di rilievo. Considerato che i consumi nei prossimi cinque anni non aumenteranno, questo processo sarà ancora piu’ marcato. Se pensiamo che l’unica insegna che oggi ha avuto successo all’estero, in pieno boom del made in Italy, è Eataly, la dice lunga sulla mancanza di orizzonti per buona parte della gdo italiana.
Le centrali, senza un minimo di strategia comune, sono ormai al tramonto; servono ad altri scopi, lo sappiamo.
Meglio, a questo punto, quelle europee, se non altro la forza muscolare li c’è veramente…