
Come annunciato introduciamo con questo articolo una seconda tematica che riguarda ancora la comunicazione, come penultimo tema sulle “competenze relazionali”; lo faccio anche stimolato da un per corso professionale e che, in questi giorni, mi vede personalmente coinvolto: parleremo della “potenza organizzativa” che ha la narrazione delle nostre storie, nelle nostre organizzazioni.
Ognuno di noi almeno una volta nella sua vita si è trovato a dover leggere una storia: racconto o fiaba che sia, si tratta sempre di narrazione.
Possiamo dire che la narrazione mette in gioco non solo il racconto della storia in sé,ma anche altre parti di noi stessi ed in contemporanea tocca particolari corde negli altri. Allo stesso modo, attraverso le storie degli altri si mette in gioco la propria storia. Nella formazione, la narrazione può anche essere intesa, in modo circolare, come luogo di prefigurazione dell’azione e ricerca a partire dall’azione narrata.
A questo proposito ricordo alcuni meccanismi della narrazione, precisamente la rilettura della propria storia, il tuo processo di analisi;
Quando uno racconta, noi facciamo ricerca nelle nostre storie delle similitudini; in conseguenza si crea un legame con chi racconta perché abbiamo cose in comune; creato il legame si riconosce la diversità, l’opposto.
Adottare la prospettiva narrativa come ottica attraverso la quale guardare alla dimensione formativa, significa utilizzare la narrazione come potenziale chiave euristica, (di scoperta) ed ermeneutica (interpretativa) di significati e informazioni.
Si scopre così il valore della narrazione come strumento indispensabile per la costruzione di significati e per la facilitazione dei processi di cambiamento sociale ed organizzativo.
ll punto di vista narrativo risulta, infatti, connesso alle modalità esperite dai soggetti di attribuzione di senso, agli eventi ed alla realtà. Inoltre “… consente di ricollocare la funzione formativa all’interno di una duplice tensione, che si tratta costantemente di alimentare e regolare: quella inerente la prospettiva di restituire agli oggetti una maggiore capacità di collocarsi, grazie alla formazione, all’interno di processi più generali e complessi, individuando percorsi e storie esistenziali e lavorative più soddisfacenti e significative” (tratto da Formazione e Narrazione di Kaneklin C., Scaratti G – Raffaello Cortina, Milano)
Quando ci soffermiamo con i nostri collaboratori o con i nostri responsabili nel nostro quotidiano e raccontiamo eventi, fatti storie personali e professionali, non facciamo altro che stimolare “la nostra relazione con l’altro”; lo stimolo nasce dalle fasi sopracitate. Non vi siete mai resi conto che se una vostra storia piace, spesso vi viene richiesto di raccontarla di nuovo; in automatico, voi stessi arricchite di particolari, di fatti di curiosità per meglio contestualizzarla e renderla ancora e sempre più gustosa, più vera, più credibile. La si rafforza proprio per rafforzare il legame con gli altri. Anche nella comunicazione con clienti e fornitori succedono le stesse cose:
Se poi decidessimo di attivare tale processo nelle nostre realtà aziendali – con un preciso metodo formativo, vi prego, evitate le improvvisazioni – non faremmo altro che darci uno strumento di cura e benessere delle nostre relazioni,un rafforzamento delle nostre competenze relazionali in azienda; non faremmo altro che facilitare il nostro rapporto interno con gli altri. Come sostiene una cara collega con la quale collaboro su queste tematiche, citando una fine psicologa e antropologa, Clarissa Pinkola Estes, – autrice di Donne che corrono coi lupi- dice: “le fiabe aprono per noi grandi finestre in muri prima ciechi”. Muri che difendono, muri che ostacolano, muri che proteggono, muri che costringono,
Fuori e dentro i muri c’è un mondo. Le fiabe, finestre, li collegano. Poi però alla finestra ci siete voi, c’è ciascuno di noi, con la direzione del proprio desiderio, con la consapevolezza di sé, da ricreare ogni giorno, con la percezione degli altri, con una ricerca di senso. Le storie non servono a nulla se non abbiamo l’ambizione di essere autori della storia più importante, quella della nostra vita.
La prossima settimana intervisterò un collega che ci aiuterà ancora di più nel trovare soluzioni positive per comprendere la rappresentazione della narrazione. Forse dovremmo scomodare personaggio antichi che ci appartengono nella nostra storia ma ….. che volete farci, il tentativo è quello sempre di … “dare a Cesare quel che è di Cesare”, restituendo un po’ di storia a coloro che pensano solo a termini roboanti inglesi per definire “l’arte ed il piacere di saper parlare in pubblico” altro che public speaking e basta!!
Ps l’annuncio sulla fiction su Adriano Olivetti è vero! Sarà in onda su rai 1 lunedì 28 e martedì 29 Ottobre. Non mancate di vederlo; sempre a proposito di narrazione, per chi fosse interessato consiglio la lettura dello libro “Adriano Olivetti ai lavoratori”. Fu uno dei primi imprenditori che inserì la cultura nelle aziende …. E fu una scuola aziendale per molti; Come dicevo la settimana scorsa, ho avuto la fortuna di incontrare i miei primi maestri professionali, figli di quella scuola!! Ed a loro devo molto!!!
molto molto
interessante e
formativo !!
alessandro ortolani
Grazie mille. Speriamo di rileggerci presto. Buon lavoro