Cambio di passo in Cina da parte di Carrefour. Il numero due della distribuzione mondiale ha pianificato l’apertura di 25 nuovi ipermercati all’anno per presidiare un mercato in forte sviluppo come quello del paese asiatico, la cui economia continua a crescere, anche se a ritmi più blandi rispetto alle previsioni: infatti le vendite su base comparabile hanno registrato nei primi nove mesi di quest’anno un calo del 5,7%. Carrefour è presente in Cina dal 1995 e tra non molto avrà un numero maggiore di punti vendita rispetto ai 220 della Francia. Nel giro di pochi giorni è prevista l’inaugurazione del primo negozio a Hohhot, nella Mongolia interna, e a fine anno si dovrebbe raggiungere quota 221. Sarà il sorpasso sulla casa madre. Come ha annunciato l’amministratore delegato Georges Plassat, dopo le 21 aperture di quest’anno ne seguiranno altre 24 nel 2013. L’obiettivo è aumentare il ritmo, rimanendo selettivi nella scelta dei luoghi, perché gli iper stanno diventando grandi magazzini di prossimità e devono continuare a creare traffico. Questo concetto è effettivamente curioso: per noi è molto difficile concepire come esista un paese con una popolazione tale per cui la prossimità è rappresentata da un ipermercato.
Recentemente Carrefour ha deciso di spostare il proprio baricentro su alcuni mercati chiave. La cessione di filiali in Colombia, Malesia e Indonesia ha fruttato 2,8 miliardi di euro che saranno investiti in Francia, Cina e Brasile. In realtà il mercato cinese ha dato, come detto, qualche grattacapo alla società. Il giro d’affari è fermo a 4,2 miliardi di euro. Colpa, dicono al quartier generale francese, del rallentamento dei consumi e del divieto dei prezzi scontati imposto dal governo.
La risposta è stata quella di nuovi sistemi promozionali: dai buoni d’acquisto alla formula che contempla un prodotto gratuito per ognuno acquistato. Così, da due mesi a questa parte, il fatturato non scende più. Un segnale considerato incoraggiante per il prossimo anno.
Per attirare un numero maggiore di clienti è stato messo a punto un servizio navetta: almeno dieci linee di minibus servono ciascun ipermercato, con un passaggio ogni quarto d’ora. Eppure il 40% della clientela di Carrefour raggiunge i negozi ancora a piedi o in bicicletta: soltanto il 7% si muove in automobile.
Per il futuro Carrefour conta molto sul nuovo governo di Pechino, che ha già dato precise indicazioni sulla volontà di rilanciare i consumi interni innalzando i salari. Non tutti i protagonisti della distribuzione, però, sono ottimisti. Walmart ha deciso di limitare le aperture per il 2013 e ha perfino chiuso i punti vendita non redditizi. Non avverrà così per Carrefour, che però sarà particolarmente attenta a scegliere i luoghi in cui aprire gli ipermercati per non fare fiasco. Saranno privilegiate le metropoli in cui è già presente e le regioni al centro della Cina, dove ormai la crescita è più forte che a Shanghai e Pechino.
I piani di sviluppo poggiano sulla collaborazione con undici partner locali, perlopiù imprese controllate dalle regioni o dalle municipalità. Carrefour intende consolidare queste partnership perché considera la Cina un obiettivo a lungo termine.
salve,
con la presente intendo sottolineare in italia (roma),una situazione di degrado all’interno dei supermercati carrefour.
Di seguito alcuni degli scempi:
promozioni assenti dopo 24 ore dall’inizio delle stesse,
scaffali molto sporchi,
gastronomie indecenti,
dipendenti maleducati, etichette non corrette,
disoganizzazione totale.
Mi chiedo come fanno ad andare avanti?
cordialità.
f.r.
Mi spiace Fabrizio per i disagi che hai riscontrato
all’ interno dei supermercati CRF.
Da dipendente della catena, ti assicuro che tutto
questo non è altro che la conseguenza della diminuzione del personale, a fronte di un aumento
di carichi di lavoro.
Trasferimenti in alri mercati,blocco degli straordinari,diminuzione delle ore lavorative e aumento delle operazioni organizzative demandate sempre di più ai singoli pv .
Troppe cose,poco tempo.
Devi scegliere delle priorità quando tutto è una priorità.
Ci si sente impotenti e allo stesso momento fortemente dispiaciuti di non poter dare il servizio che i nostri clienti meritano.
Ciao
questa è la globalizzazione , ovvero pagare sempre meno il personale …. che tristezza !