Dai Guelfi e Ghibellini alle Farmacie e le Coop: la triste storia italiana delle mancate liberalizzazioni

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In questi giorni si dibatte molto sul processo delle liberalizzazioni delle farmacie e sull’opportunità o meno di procedere alla concessione della vendita dei farmaci di fascia C nelle parafarmacie. A sostegno delle tesi che si oppongono, le argomentazioni prevalenti fanno leva sul pericolo di affidare a mani inesperte la vita stessa del cittadino, non tutelato alla stessa stregua di come accadrebbe in una farmacia. Ma anche la tesi secondo cui saremmo davanti ad uno spostamento del business da una lobby ad un’altra sta prendendo fortemente campo, ovvero dalla lobby delle farmacie a quella delle cooperative. E come al solito prevale l’Italia medioevale, quella del campanilismo, prima tra Guelfi e Ghibellini, poi del Coppi e Bartali ed infine comunisti o fascisti, a dominare il tenore della discussione. E’ un vero peccato che ci si areni ancora una volta dietro le barriere insormontabili del radicalismo intellettuale per far prevalere per l’ennesima volta la minestrina dorotea che non soddisfa mai nessuno: liberalizzazioni si ma non quelle che fanno venire il mal di pancia. Non cambieremo mai, siamo dei provinciali ed un poco ignorantelli.

Conoscete il marchio “Boots”? E’ una catena di farmacie inglese, straordinaria ed efficiente. L’assortimento presente in Boots è vastissimo, ivi si possono trovare i medicinali in senso stretto, ma anche i migliori prodotti per la bellezza, le fragranze, articoli per bambini ed abbigliamento per bambini, prodotti di toeletteria per uomo e donna, persino i giocattoli, l’ottica, l’elettronica e la fotografia, insomma tutto ciò che è riconducibile all’uomo ed al suo benessere, ma anche la qualità che va oltre ciò. Il tutto in coreografie essenziali e molto disciplinate con percorsi estremamente studiati. Boots è presente in 14 Paesi nel mondo, nel Regno Unito, in Nord America, in Asia ed in Medio Oriente. Essere fornitore di Boots significa essere un’azienda di qualità, è uno straordinario biglietto da visita per accedere a tutto il Retailing, oltre a significare un grande fatturato e di conseguenza un ottima fonte di offerta di posti di lavoro. Boots avrebbe potuto diventare ciò che è se non fosse nato in un Paese, l’Inghilterra, che è in tema di libertà del mercato, il più avanzato d’Europa? Sicuramente no. La concorrenza stimola la fantasia, la voglia di creare specializzazioni, incentiva a sviluppare in profondità ambiti merceologici inespressi, significa crescita dell’offerta e di conseguenza della domanda.

Ma noi siamo destinati a non comprenderlo mai, incatenati dalla nostra cultura retrograda e provinciale, che non conosce il mondo e tantomeno il mercato, ma che trova ogni occasione per annegare le opportunità di crescere davanti alle inestricabili contrapposizioni che provocano le tristi discussioni da bar sport, straordinario punto di arrivo di chi non vuole capire.

 

Dott. Andrea Meneghini
Analista ed esperto di Grande Distribuzione alimentare. E’ un attento osservatore delle dinamiche evolutive dei diversi format in Italia ed in Europa. Collabora con alcuni Gruppi della GDO italiana nelle aree di crisis communication management e news management. Affianca la Direzione Generale di alcuni Gruppi della GDO nella gestione delle strategie aziendali. Collabora anche con aziende del Mass Market Retail all'estero come assistant manager sull'italian food. Si può contattare scrivendo a meneghini@gdonews.it

20 Commenti

  1. L’articolo è autoesplicativo e parziale. Innanzitutto celebra una cosa fondamentale e cioè non la professionalità, la garanzia per l’utente o quella professionale per il farmacista. Celebra l’assortimento, la qualifica per il fornitore, le coreografie, la crescita della domanda; in una parola il mercato, il consumo, il capitale! L’articolo è parziale per quello che non dice e cioè che nell’Inghilterra patria del libero mercato le farmacie Boots, come quelle di altre grandi catene, hanno saturato quasi completamente il mercato, diventando a loro volta i monopolisti che oggi contestano, pratica questa peraltro alla base delle politiche della GDO. In Inghilterra i farmacisti sono indiani, asiatici, africani e anche italiani perchè nonostante gli stipendi più che onorevoli gli inglesi ormai da decenni non vogliono più fare un mestiere che evidentemente non da loro ne garanzie ne soddisfazioni professionali. Sono infatti numerose in Internet le società che fanno da tramite con il resto del mondo e la professione di farmacista in Inghilterra, Irlanda, etc. E sono tantissimi gli italiani che dopo pochi mesi di esperienza in Inghilterra, delusi, tornano in Patria.
    Di tutto quanto citato nell’articolo la cosa più ipocrita e puerile mi è sembrata quella di cercare di allontanare dalla GDO il sospetto che ciò che interessa sia unicamente un altro mercato nel quale portare la sua politica di “crescita dell’offerta e di conseguenza della domanda”.

  2. Il re è nudo.Chiunque si si recato una volta nella vita a Londra può verificare con i propri occhi se quanto affermato qui sopra corrisponda a verità.In greco antico “so” si dice “eoraka”,ho visto.Cari lettori,guardate con i vostri occhi,non dico altro.

    • Infatti posso confermare quanto scritto proprio perchè in Inghilterra, Scozia e Irlanda ci sono stato molte volte anche per lunghi periodi ed ho molti amici e anche parenti che lì vivono: non parlo quindi a vanvera. I farmacisti in quei paesi sono stranieri non per una questione di razza, ma perchè gli inglesi non vogliono più fare il farmacista nella GDO e quindi questo mestiere attira professionisti dall’estero e dai paesi meno fortunati. Anche questo è un dato di fatto. D’altra parte anche nei nostri corner della GDO i contratti sono diversi da quelli che gli stessi farmacisti hanno in farmacia.
      Le liberalizzazioni fatte in modo demagogico e mercantile sono spazzatura perchè non tengono conto nè delle necessità della persona in quanto singolo, ne di quelle della società, ma guardano solo all’interesse economico.

  3. Possiamo notare che le liberalizzazioni non hanno portato nessun vantaggio alla societa’.E’ scomparsa la classe media e il ceto piu’ basso e’piu’ povero (o meno ricco).

  4. A Vito risponde Massimiliano, se fossero spazzatura non sarebbero come racconta il secondo. Cari lettori, se vi recate a Londra guardate con i vostri occhi e non stabilite se piace ai consumatori, lo decidono le vendite per voi. In termini di marketing tale errore è da matita blu.

  5. A parte, gli aggettivi, Massimiliano, una domanda ma quale è la differenza se una farmacia è di proprietà di una spa, di una cooperativa o di un individuo, l’importante è il servizio?

    Peraltro oggi nel 99% dei casi il farmacista ha lo stesso ruolo di un robot da magazzino, prende un medicinale da uno scaffale, non produce più la medicina, per cui se esiste un sistema distributivo più efficiente perchè non permetterlo, anche perchè sino ad oggi numeri alla mano, la gdo in generale ha garantito a parità di servizio e qualità prezzi più bassi.

    Ci sarebbe da augurare che iniziassero a vendere altri prodotti, quali i carburanti.

    Quanto ai monopoli, parlare di monopoli in Italia, nella GDO, mi pare una cosa veramente strana, visto che le quote detenute dai principali player, ed il loro peso nelle differenti piazze.

    • La risposta ad Aldo è più complessa. Forse il ruolo del farmacista può sembrare quello del semplice dispensatore di farmaci, ma c’è molto altro. Si può obiettare che il farmacista potrebbe fare nella GDO quello che fa nella normale farmacia, ma il sistema attualmente in vigore in Italia e in gran parte del resto d’Europa, intende proprio garantire l’indipendenza del farmacista dal capitale. Per questo dalla proprietà sono escluse le SPA e altre forme societarie che non siano le snc i cui soci rispondono tra l’altro anche con il loro capitale personale ai danni che eventualmente possono causare. C’è quindi un istituto di garanzia per il cittadino sull’indipendenza della struttura che eroga il farmaco. Sicuramente altrettanta garanzia non la potrebbe dare la GDO o le grandi catene. Infatti rilevavo come nell’articolo, in cui si parla di farmaci, veniva esaltata la qualità dell’offerta come strumento per arrivare alla crescita della domanda cosa che parlando di farmaci è una bestemmia. Nel suo commento il dr. Moneghini di nuovo esalta le scelte di marketing che in tema di salute sono altrettanti errori da matita blu. Non è stato detto, ma le farmacie Boots non promuovono il prodotto che da la miglior risposta al problema del paziente, ma promuovono il prodotto Boots che da una risposta al problema. Vendono anche altri farmaci, ma se sono esposti, sono in fondo e per arrivarci bisogna passare attraverso gondole di prodotti Boots. La differenza è abissale. Questa politica si è vista con gli OTC dove la GDO ha solo una parte dei farmaci e non si pensa nemmeno di completare l’offerta con quelli che non gli convengono o non ruotano abbastanza, se poi il cliente non trova il prodotto migliore per il suo problema non fa niente.
      Ecco perchè nonostante tutto quello che ahimè può apparire o essere in farmacia sopravvive una logica di servizio alla salute cliente anche contro i puri interessi commerciali che mai la GDO potrà fare propria, e non è un’offesa, ma è la sua natura.
      Dopodichè possiamo anche liberalizzare al 100% il settore con adeguate garanzie, ma la GDO è sicura di trovare così appetibili anche gli aspetti professionali e non remunerativi anzi deprimenti dell’utile propri della farmacia. Faccio un esempio: dal 2005 credo in Friuli Venezia Giulia per i malati di morbo celiaco è possibile in supermercato ritirare alimenti senza glutine con la ricetta del medico. Ebbene, si contano sulle dita di una mano i supermercati che si sono attrezzati in regione. Certo che l’Azienda Sanitaria in quella regione paga poco questi prodotti, il lavoro è notevole e i pazienti vogliono trovare l’assortimento. Risultato? Che vadano pure in framacia, noi quel mercato non lo vogliamo. Nella mia zona un SuperCoop da anni era chiuso dalle 13 alle 17 nonostante sia una zona di uffici e moltissime persona avrebbero trovato utile acquistare nell’intervallo il pranzo o fare la spesa. Oggi ha aperto un EuroDespar che dalle 13 alle 17 è pieno di gente e immediatamente il SuperCoop ha cominciato a tenere aperto. Servizio al cittadino: no il cittadino non c’entra nulla. Si tratta di pura concorrenza tra due catene commerciali che se gli conviene fanno anche l’interesse del cittadino, ma se non gli conviene gli fanno marameo e si fanno i loro onestissimi interessi. Ecco, allora mi piacerebbe che si chiamassero le cose con il loro nome e non ammantandole di alti concetti. Per questo l’ipocrisia dell’articolo, peraltro ribadisco evidente, mi ha dato fastidio.

      • Massimiliano, sul discorso Supercoop – Despar, prendi un abbaglio enorme, e non solo per la GDO, le aziende specie in economie mature, quando l’offerta supera la domanda, si fanno concorrenza sui servizi, e sui servizi che sono appettibili ai consumatori, per cui gli stessi sono disponibili a pagare.
        Non mi dilungo poi sulle strategie di competizione.
        Sui Celiaci, qui forse bisognerebbe raccontare un’altra parte della storia, cioè i tempi di pagamento delle ASL, e le procedure richieste, che rendono difficile alla GDO affrontare questo mercato.

        Mi sfugge completamente il discorso sulla giusta medicina, a parte i medicinali da automedicazione, gli altri sono venduti su ricetta del medico, che dovrebbe indicare il medicinale giusto, al farmacista viene riservato il ruolo di suggerire se esiste il generico o il medicinale meno caro, per cui non è il farmacista che prescrive la medicina, ma il medico.

        • Certamente non ho la vostra preparazione in termini di marketing o strategie di vendita. Valuto le cose come può valutarle l’uomo della strada usando più il mio personale buon senso, che può anche sbagliare ovviamente, che non formule o postulati. In questo senso l’attegiamento del Supercoop che apre solo quando deve sostenere la concorrenza a mio avviso fa a pugni con il messaggio della catena “la Coop sei tu chi può darti di più”…balle! E’ solo ipocrisia. L’esempio dei senza glutine per i celiaci era per dire che dentro il prosciutto ci sta anche un osso bello grosso: la GDO vuole anche quello o si prende solo la polpa. L’osso giustifica parte dei privilegi dell’attuale sistema di distribuzione del farmaco in farmacia. Prendersi la polpa e lasciare l’osso agli altri non è molto equo, credo. Sulla appropiatezza della risposta alle necessità del cliente non sono riuscito a spiegarmi. Chiaramente se va dal medico è quest’ultimo che gli prescrive un farmaco. Ma se così non è, viene in farmacia e quì trova una risposta adeguata che può essere la fornitura del farmaco da banco più adeguato tra le centinaia a disposizione, un consiglio senza vendita, ecc. Nella GDO le pressioni sulla marca (caso Boots), l’assortimento ristretto agli alto vendenti (nel caso degli OTC) e non neghiamo una minor indipendenza del farmacista, potrebbero far si che il cliente non abbia la miglior risposta possibile. La logica del servizio al cliente, anche a detrimento dellutile non appartiene alla GDO, ma appartiene al servizio attualemente offerto dalle farmacie italiane. Spero di essere riuscito a spiegarmi.

          • Massimiliano, però non capisco, a parte il discorso dei medicinali consegnati senza ricetta, che comunque senza violare le leggi sono una parte minoritaria del servizio, e che se valutati così importanti dal consumatore faranno preferire allo stesso la farmacia alla GDO.

            Mi sembra anche poco corretto pensare che la GDO sia guidata da solo regole commerciali, mentre il farmacista solo dall’etica, sennò bisognerebbe incominciare a domandarsi cosa ci fanno così tanti promotori ed informatori scientifici in giro per le farmacie?

            Immagino per vendere o spingere il proprio prodotto a scapito di un altro, perchè se non servono a questo, possiamo pensare di fare pressione sulle aziende farmaceutiche per tagliare costi improduttivi ed abbasare i prezzi.

            Le varie centrali acquisto del farmaco, non applicano logiche di rotazione e marginalità?

  6. solo in ITALIA si può continuare a parlare di nulla come in qsv caso…in altri posti si sarebbe già fatto….avanti con le liberalizzazioni…niente + rendite garantite…se sei bravo resisti se sei un cane perisci…se hai pagato milioni per una licenza nn te la devi scaricare sulla collettività…..a londra funziona tutto alla grandissima e i farmacisti possono anche in alcuni casi prescrivere …proprio PERCHE’ sono professionisti e nn primati staccafustelle.
    Bravissimo Meneghini.

  7. L’articolo caro Massimiliano, mi permetto di sottolineare, è stato letto male da te, ovvero con una interpretazione di colui che parte estremamente prevenuto. Dico questo perché sono d’accordo con te su moltissime cose che ritengo giudiziose, ma il problema sta nei ragionamenti che stanno alla base della disquisizione. Mi spiego meglio: tu scrivi “nell’articolo, in cui si parla di farmaci, veniva esaltata la qualità dell’offerta come strumento per arrivare alla crescita della domanda cosa che parlando di farmaci è una bestemmia”. Il ragionamento è velatamente demagogico perché è scontato che non si deve tendere a vendere più farmaci per raggiungere i budget, è bene chiarire che scrivere l’aumento dell’offerta significa incrementare le categorie ( non farmaci) e quindi a stimolare maggiormente l’offerta. Aggiungo che esistono già Farmacie che dimostrano la volontà di stimolare l’offerta attraverso la creazione di corsie di attesa del turno al lato delle quali si trovano esposti prodotti ad acquisto di impulso. La risposta appena data vale anche per la frase successiva “Nel suo commento il dr. Meneghini di nuovo esalta le scelte di marketing che in tema di salute sono altrettanti errori da matita blu.” Ma anche parlando di Boots tu torni a concentrare il tuo ragionamento solo sul medicinale. Vedrò di essere più schietto: trovo tristemente arcaico considerare il Farmacista come un surrogato del medico del paesello, non viviamo più nel mondo dell’ottocento risorgimentale, credo che quel “chichè” di Farmacia si ampliamente superato dalla velocità con cui procede l’evoluzione del mercato. Probabilmente io e te è proprio qui che non troviamo il punto di accordo, ovvero sui postulati dei concetti che io ho scritto, e di conseguenza ogni frase viene male interpretata. Ecco perché dico che sono spesso d’accordo con te: come faccio a non essere d’accordo sul fatto che i farmaci non debbono essere oggetto di marketing e di obbiettivi di risultato? Seguendo il mio ragionamento, e non il tuo, mi trovi d’accordo anche sulle tue successive considerazioni, la GDO è interessata di più ai prodotti ad alta rotazione ( anche dei medicinali), ma non per questo deve essere condannata: sarà un punto a favore delle Farmacie, saranno riconosciute ancora come punti di vendita più profondi in termini di assortimento e quindi più affidabili, com’è giusto che sia. Infine il concetto delle aperture di due punti di vendita concorrenti: anche qui io e te siamo ai due opposti: quello che per te è cittadino, lo è anche per me nella sfera della tutela sanitaria, previdenziale, dei servizi essenziali, eccetera, ma quando si parla di retailing – sia chiaro le Farmacie Comunali è Retailing- ( non di farmaci in senso stretto) il nome cambia in consumatore. L’incontro della domanda e dell’offerta genera il mercato, capisci? Insomma caro amico, simpaticamente e con il sorriso concludo che è probabile che noi due abbiamo due visioni diverse del mondo, io preferisco la mia. “ E’ l’economia bellezza!”

    • Caro Andrea, è palese che abbiamo radici culturali e professionali diverse che ci “condannano” ad interpretazioni diverse di molti aspetti; trovo che questo sia stimolante e molto interessante.
      E’naturale che i concetti che ho espresso fossero concentrati sui farmaci (OTC e C) primo perchè questi e non altri erano oggetto del tuo articolo, secondo perchè tutti gli altri articoli di farmacia sono già liberamente vendibili dovunque. Ritengo quindi di non aver sbagliato ad interpretare i tuoi riferimenti ad un ampliamento della domanda del tuo articolo in quest’ottica e mi spiazza un po’ questo tuo allargamento ad un fronte commerciale che ovviamente non c’entra con l’oggetto dell’articolo.
      Poi, Farmacista e Farmacia sono due cose diverse. Io, come avrete capito, sono Farmacista, il mio claim è “Etica nella Professione” e mi ritengo da questo punto di vista abbastanza tradizionalista e quindi, pur vivendo in città, molto più vicino al modello del “medico del paesello” di stampo “ottocento risorgimentale” che non un rampante imprenditore, nondimeno la mia farmacia è puttosto grande, perchè in essa abbiamo oculatamente investito, e modellata su disposizioni e concetti espositivi piuttosto moderni. Di questa impostazione si giova però il cosiddetto parafarmaco sulla scelta ed esposizione del quale trasferiamo la nostra professionalità. Questo per dire, ed essendo il mio campo lo dico con certezza, che, sotto il punto di vista della salute il trinomio Cliente, Farmacista, Farmacia, intesa non solo come luogo, ma soprattutto come politche, risorse e struttura è estremamente delicato e basta perdere il controllo anche solo su uno di questi fattori per creare dei danni in termini di salute che poi dovremo sanare con i soldi pubblici.
      Ora se siamo d’accordo sul fatto che i farmaci non possono essere oggetto di spinte promozionali e quindi è non etico pensare ad un allargamento di questo mercato, se ci diamo atto che oggi l’atto di fornitura di un farmaco rappresenta solo una parte, ed esattamente quella remunerativa, di un sistema più complesso di elementi che messi insieme garantiscono un più elevato livello di garanzia della salute del cittadino, se come dici tu la GDO è, naturalmente e giustamente, maggiormente interessata “più ai prodotti ad alta rotazione ( anche dei medicinali)” che non ad una profondità di assortimento votata al servzio del cittadino a scapito dell’utile, se concordiamo senza ipocrisie che la GDO non avrà mai l’interesse a caricarsi anche delle attività complementari alla vendita del farmaco, che rappresentano oggi per le farmacie costi non remunerativi, ci troviamo di fronte ad un teorema che scricchiola parecchio e la cui conseguenza sarà una perdita di qualità per i cittadini. Stiamo parlando quindi di uno spostamento di business da una categoria ad un’altra e lo stiamo mascherando da liberalizzazione, un po’ come fece Bersani quando si vantò di aver tolto la tassa sulle ricariche telefoniche per le quali la CE ci stava per denunciare. Da qui l’ipocrisia e, senza alcun rancore, il mio fastidio. “La Qualità è il Tao”.

  8. sono genitore di un celiaco e dico benvenuta gdo perche ha ridotto i prezzi del senza glutine anche del 50% perche una intolleranza deve ingrassare i farmacisti se trovassi i prodotti soltanto in farmacia con 130 euro che passsano a mio figlio quanti prodotti potrei comprare tanti meno rispetto ad oggi ed il mio bilancio familiare peggiorerebbe ed i ingrasserebbe quello del farmacista sarebbe giusto caro massimiliano

    • per Mario: con le norme attuali, il rimborso è fissato dalla ASL, quindi avresti lo stesso numero di prodotti per tuo figlio nella GDO.

  9. ovvio….ma sai mario nessuno ricorda quando le uova costavano al valore di oggi 3 euro l’una …..e poi l’etica, l’etica l’etica….postio che nn credo nessuno sia cretino da avvelenare nessuno per fare 1 euro in + ma nelle farmacie silavora per il soldo o per l’idea?
    ma rgazzi su che stiamo a menrci

  10. Egr.dott.,
    ma lei veramente vuole farci credere che liberalizzare il mercato significa darlo a pochi soggetti tar cui Boots,che fa il bello e il cattivo tempo?
    Ma lei lo è o ci fà.
    Mi auguro che non tutti i suoi lettori abbiano l’anello al naso ma un pò di sale in zucca.
    Lei negli scaffali della Gdo ci trova quello che desidera o quello che vogliono farle trovare?
    E poi sia onesto con chi legge, la Gdo ha intere strutture di marketing che studiano il consumatore e perchè cosa perchè hanno a cuore le sue finanze?
    Concludo come diceva il grande Totò:Ma mi faccia il piacere.

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