La crisi economica viene chiamata in causa, a livello internazionale, proprio in questo periodo, per le profonde difficoltà che stanno travolgendo alcuni Paesi dell’Europa Unita, come la Grecia e l’Irlanda, per adesso.
Invece nel mondo della Grande Distribuzione Italiana, la prima vittima eccellente della crisi economica in termini di Regione potrebbe essere la Calabria. Poco più di anno fa la caduta del primo macigno sulla Regione fu determinato dal default finanziario del Gruppo Sisa Calabria. Le ragioni – per ciò che è dato a sapere, anzi per quel pochissimo che si conosce, dato che la vicenda è davvero piena di oscurità – di tale default sarebbero riconducibili, a detta di alcuni, ad un buco finanziario determinato da una imprecisa gestione dei crediti ai soci, cioè ad estensioni creditizie mai rientrate ed alla conseguente mancanza di liquidità nei confronti dell’industria. Questo è, in ogni caso, un male comune alle aziende destinate a saltare in aria, ma spesso si vedono situazioni di recupero sia per interventi di esterni ( vedi il possibile caso in atto di Despar Campania)sia per intervento diretto della Centrale Nazionale di riferimento con conseguenti acquisizioni di quote. Nel caso di Sisa Calabria non è avvenuta né una fattispecie né l’altra, probabilmente perché chi avrebbe potuto investire non ha avuto fiducia sulla base su cui ricostruire il futuro del Cedi e si è preferito lasciar perdere. Oggi si parla di un’altra crisi in atto che coinvolge il gruppo GDM. Sono soltanto voci, e quindi è lontana la volontà di procurare allarmismi, però in Calabria la paura di un nuovo default è molto grande. Voci insistenti parlano, in questo caso contrariamente a ciò che è successo a Sisa, di interventi di recupero ad opera di privati, con insegna diversa, pronti ad acquisire il Gruppo. Se così fosse ci si troverebbe davanti ad un classico esempio di ridefinizione del mercato e delle sue quote conseguente a grandi crisi economiche e finanziarie. In questi momenti, la storia insegna, chi ha possibilità di crescita sono due tipologie di aziende: chi ha le spalle solidissime in termini finanziari e progetti di gestione stabili, oppure chi si offre al mercato con progetti innovativi in grado di far fare passi in avanti ad una organizzazione rispetto al passato.
Se è vero il caso di GDM e se sono veri gli interessamenti di imprenditori del settore, chi potrebbe comprare potrebbe appartenere alla prima casistica sopra indicata.
Un classico esempio di chi, invece, dalla crisi ci ha guadagnato sia in termini economico-finanziari che in termini di erosione di quote è stato, e non riguarda la Regione protagonista dell’articolo, ad esempio Conad. Il Gruppo di Via Michelino, che all’arrivo della crisi era in fase di ammodernamento, ha avuto la “fortuna” di approfittare della crisi di identità di buona parte della concorrenza e di vedere premiare dal consumatore le logiche innovative adottate negli anni indicati sino ad oggi.
La Calabria è possibile che, come conseguenza della crisi, sia nella situazione di dover ridisegnare le quote di mercato in maniera consistente, vedendo sparire, come nel caso di Sisa, insegne storiche sul territorio a discapito di altre sempre conosciute ma più stabili finanziariamente.
Detto ciò si potrebbe dire: un film già visto.
Sì ma se si pensa alle problematiche sociali che investono un territorio già molto debole il termini di welfare, è comunque un film che non si vorrebbe mai vedere.
Ad onor del vero, la crisi di GDM non sono semplici voci. Putroppo un’altra bruttisima tegola sta per abbattersi sulla Calabria ed in particolare sulla provincia di Reggio. La crisi è oramai conclamata.Da parecchi mesi manca merce sugli scaffali, due centri commerciali venduti in Sicilia, una grande superficie ad insegna Quiper venduta a Crotone e ulteriori voci di vendita per l’Iper Carrefour di Milazzo e il Quiper di Vibo. I sindacati sono già da molto tempo allarmati,chiedono incontri chiarificatori ma puntualmente vengono respinte tutte le richieste. Pare comunque che per fine settimana sia previsto un incontro tra le parti, OO.SS. comprese direttamente in Prefettura. Le solite voci degli addetti ai lavori(si fà per dire!)danno in atto una trattativa con la società GAM di Cosenza (Despar)del patron Tonino Gatto(Presidente Italia del Gruppo Despar). Speriamo bene! In primis per il mantenimento dell’occupazione e di tutto l’indotto, e dopo perchè eventualmente ad acquisire è un gruppo calabrese(vorrebbe dire che l’imprenditoria della GDO calabrese non è tutta da buttare!). Alla luce di tutto questo, aggiungendo la vicenda, ancora oggi tutta da chiarire di Cedi Sisa Calabria, e delle pesantissime voci di crisi del Gruppo Pam di Reggio Calabria e del Gruppo Doc Market sempre di Reggio Calabria, scusatemi ma la domanda sorge spontanea: ma cosa stà succedendo alla distribuzione organizzata a Reggio Calabria?
…qualche squarcio nel buio totale del cedi sisa, incomincia ad intravedersi. Unpproverbio dice che chi cerca trova. Ebbene cercando cercando, si viene a sapere ( documenti alla mano ) che la sede centrale di bologna, era intervenuta con qualche buona intenzione e con un piano di ristrutturazione aziendale da mettere in atto e che avrebbe potuto dare quanche risultato. Ebbene tutto fallito in quanto da parte del cedi sisa non c’è stata apertura ( si proprio cosi). Tutte le porte sono state chiuse a qualsiasi intervento esterno. A spingere più di tutti in questa direzione sono stati: Il collegio sindacale e il consiglio di amministrazione. Ci si può chiedere: chissa come mai? Una sola risposta : forte rischio ( anzi certezza)di andare in galera per bancarotta fraudolenta con l’aggravante della continuità. Quindi si è preferita l’eutanasia del cedi e di tutti i lavoratori. ( un piccolo inciso: il consiglio di amministrazione e il collegio sindacale sono entrati in carica nel 1996 e fino allo scioglimento degli organi….i componenti non sono mai cambiati, sempre in carica, sempre alla guida , mai un cedimento). Quindi chi meglio di questi signori potrebbe spiegare cosa è successo, visto che hanno governato ( o fatto finta) dall’inizio alla fine.
Problemi?………
,,,per problemi, mi riferivo alla redazione del sito. Un mio post, continua a rimanere in attesa di approvazione. Mi piacerebbe capire ( e a tal proposito invito il Dott. Meneghini a fare chiarezza ) se quanto riportato nel post, può essere considerato….forte. Basta saperlo, cambio parole lasciando inalterato il concetto espresso. La ricchezza della lingua italiana mi soccorre…..
A due anni dalla pubblicazione dell’articolo, il film che non si sarebbe mai voluto vedere, purtroppo è diventato tragica e triste realtà. Cedi Sigma sparito dalla Calabria unitamente a tutte le insegne sul territorio.Poco o niente si è saputo del o dei perchè di tale scomparsa. Cedi Sisa/ Fincedi, con la messa in mobilità al primo gennaio 2013, di tutti i dipendenti, ha chiuso in modo triste e mai spiegato, la sua storia. Ancora oggi nulla è mai trapelato ( almeno in modo ufficiale)ma la vicenda è ben nota a tanti: un misto di incapacità, malaffare, rapporti sporchi,numeri nascosti, performance pompate, sindaci compiacenti e corrotti, amministratori faraoni per legge divina.Doc Market, finita ancora peggio. Di qualche settimana addietro una operazione congiunta della questura e della guardia di finanza ( Operazione Azzeccagarbugli, nome in codice) ha svelato i retroscena di una vicenda dove i professionisti( oltre che la proprietà) sono stati il cardine di una truffa. Tra i professionisti si segnalano i nomi di due ex sindaci del Cedi Sisa Calabria. Un indizio?, una coincidenza? A pensar male a volte ci si azzecca. GDM, di ieri sera l’ennesimo rinvio di una decisione ( a Roma) circa il destino ( oramai segnato) dei circa 1200 dipendenti. Questa ultima vicenda è grottesca e paradossale, non fosse altro che a gestire tutte le fasi ( dal concordato alla cessione ad altri gruppo, gare di aggiudicazione comprese) è stato chiamato un alto nome che doveva essere fuori partes. L’incapacità ( o forse la faziosità) hanno fatto un altro danno terribile. Standa/Billa, altra fine tragica e grottesca, anche qui punti vendita spariti e lavoratori che si sono trovati( senza tutela alcuna)con le saracinesche abbassate da sera a mattina.
Cosa rimane in questa terra di Calabria?. Neanche le macerie dove cercare di andare a ricostruire, ricominciare. Poco o nulla è rimasto della DO, chi è rimasto arranca dietro cali di fatturato e incertezze di mercato, strategie miopi e incapacità di “svolte”. La scomparsa di attori storici della DO calabrese, avrebbe dovuto creare spazio di sviluppo per altri. Paradossalmente ha creato solo terra bruciata. Chi è andato a sostituire ha più l’aria del conquistadores ( spaccio alimentari – supermercati alimentari) o dell’opportunista del momento ( contè-pertè – qui conviene). Niente programmi, niente strategie, niente di duraturo. Solo speculazione solo e soprattutto sulla forza lavoro, merce molto abbondante di questi tempi. Saltate le regole del mercato, saltate le regole dei contratti di lavoro, saltata la prospettiva di futuro. Saltato tutto. Nulla da ricostruire, niente per ricominciare, nulla per impedire un esodo di massa o il suicidio di massa.