E’ oramai un tormentone e bisogna dirlo: la nostra classe dirigente fa di tutto perché la popolazione lo consideri tale. Dopo l’enormità delle polemiche determinate dalla possibilità di vendere i medicinali senza ricetta medica al di fuori delle farmacie grazie al famoso decreto Bersani, oggi la favola si arricchisce di una nuova determinazione: un nuovo decreto legge del ministro Bersani è stato approvato alla Camera, e lo stesso, in una norma, autorizza la vendita nei supermercati e nei centri commerciali anche dei farmaci di Fascia C, ovvero quelli per cui è obbligatoria la ricetta, ma che non passa la mutua. Il provvedimento, a rigor del vero, non è ancora legge (solo decreto, e deve essere approvato dal Senato, cosa come si sa già più complicata) ma ha già provocato una serie di reazioni molto dure da quasi tutte le organizzazioni dei farmacisti, ma anche dallo stesso Ministro della Salute Turco. Ora la domanda nasce spontanea: ma perché un Ministro emette un decreto, lo fa approvare ad una delle due camere, ed il Ministro collega, titolare di un dicastero che dovrebbe avere una fortissima voce in capitolo, dichiara alla stampa, e non in una stanza chiusa tra colleghi, di non essere d’accordo? Non arrivo nel merito della questione, lo farò tra breve, ovvero se il provvedimento per lo scrivente è giusto oppure no, ma mi limito a dare un giudizio sulla forma. Credo che tali atteggiamenti non abbiamo nulla a che vedere con la professionalità che ogni persona dovrebbe esibire nell’espletare qualsiasi attività professionale, a maggior ragione da chi ci governa ci si aspetta sempre comportamenti esemplari. Venendo al merito, invece, non credo che si possa accogliere l’obbiezione secondo cui nella fascia C ci sono medicine “delicate” (oncologiche, cardiologiche oppure neurologiche) perché anche nelle medicine senza obbligo di ricetta ci sono principi attivi di cui proprio recentemente si è dimostrata la pericolosità (nimesulide), perché la presenza del farmacista, nella somministrazione del prodotto come previsto dalla legge Bersani, rende innocua tale pericolosità, a meno che il professionista di turno non pensi che le regole sono differenti per il solo fatto di esercitare in un luogo differente (supermercati invece che farmacia), ma questo non lo voglio nemmeno pensare. Quindi sotto questo profilo, la mia risposta di merito sulla bontà o meno di vendere anche questa tipologia di farmaco è “perché no”. Ma in verità la mia obbiezione è un altra: questo provvedimento da la definitiva connotazione alla categoria in oggetto: sino ad oggi si poteva ancora pensare che la presenza di un farmacista poteva essere solo il prezzo che il provvedimento precedente aveva dovuto pagare per introdurre questo tipo di liberalizzazione, ma si poteva pensare che si poteva trattare di un “limbo”, di una situazione in itinere, verso una seria e vera liberalizzazione rivolta a tutto il mercato. Invece, adesso, si ha la certezza che solo pochi gruppi eletti potranno beneficiare della vendita della merceologia in oggetto, ovvero quei gruppi che hanno a disposizione una forte capacità ad investire ed allo stesso tempo gli spazi per farlo, ovvero non più del 30% del mercato ad essere generosi.
L’EDITORIALE
Anche i farmaci di fascia C nella Grande Distribuzione: di nuovo polemiche
Dott. Andrea Meneghinihttps://www.gdonews.it
Analista ed esperto di Grande Distribuzione alimentare. E’ un attento osservatore delle dinamiche evolutive dei diversi format in Italia ed in Europa. Collabora con alcuni Gruppi della GDO italiana nelle aree di crisis communication management e news management. Affianca la Direzione Generale di alcuni Gruppi della GDO nella gestione delle strategie aziendali. Collabora anche con aziende del Mass Market Retail all'estero come assistant manager sull'italian food. Si può contattare scrivendo a meneghini@gdonews.it
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Sono d’accordo con lei,
perchè no..se c’è un farmacista,un professionista abilitato dalla legge ad espletare una professione…..non sono i muri a rendere possibile una professione….ma il professionista.
Questo è quello che i “Liberi farmacisti” vanno dicendo da anni…..direi che se al senato sarà confermata la normativa in questione (cosa molto difficile dato che il ministro della sanità è contro la sua maggioranza e che alcuni deputati centristi sono sensibili alle sirene monopolistiche di Federfarma) si pongono le basi di una riforma farmaceutica radicale e liberale.
Se poi l’economia della faccenda darà spazio al 30 % del mercato come lei prevede….sarà il mercato a regolare il tutto e non leggi medioevali come quella sulle farmacie…Non crede?
Troppo spesso in questo tormentone si è parlato della “carne” senza mai nominare “l’osso”. Dobbiamo ricordarci che, a fronte dei “privilegi” di cui godono, le farmacie offrono dei servizi quali, ad esempio, i turni diurni e notturni (la GDO è disposta a farli?), un assortimento di farmaci completo (non solo le voci che girano), una localizzazione diffusa (siamo disposti ad aprire supermercati con corner anche nei paesini di montagna?). Insomma ci si “dimentica” che le farmacie in Italia non sono 17.000 esercizi isolati, ma un sistema di distribuzione del farmaco che offre precise e diverse garanzie, scardinato il quale, in nome del “libero” mercato, ci troveremmo a fare i conti con una serie di gravi carenze legate, ad esempio, ai punti di cui sopra. Per quanto riguarda i farmaci, ricordo che nella classe C con ricetta, per la quale non sono permessi sconti sul prezzo al pubblico, ci sono stupefacenti (la GDO terrà gli stupefacenti con le responsabilità e gli oneri che ciò comporta?), oncologici, ansiolitici, antidepressivi, antiparkinson e anche la Nimesulide: molti di questi necessitano di ricetta medica non ripetibile con gestione particolare, compresa la gestione della privacy. Le domanda alla fine sono due. La prima è se la GDO e le le parafarmacie vogliono solo la carne o sono disposti a prendersi anche l’osso? La seconda è il famoso “cui prodest” ed in questo caso rinvio ad un illuminante documento, “Domande e risposte sui farmaci”, datato sottolineo Novembre 2005, reperibile all’indirizzo http://www.coopinforma.it/dossier/dossier.html?id=3.
Giustissimo! Io da buon socio Coop sono sempre stato favorevole a queste liberalizzazioni e senza dubbio fornirà un servizio ancora migliore: i farmaci sono sempre gli stessi, quelli della farmacia e quelli dei supermercati (finora intendo quelli da banco), i farmacisti sono laureati e competenti come (e forse di più) di quelli delle farmacie, perchè non estendere dunque la vendita dei farmaci di fascia C anche negli Iper? Forse perché comanda sempre e comunque Federfarma e le farmacie???? I farmacisti Coop penso siano anche molto più indipendenti dai farmacisti sempre corrotti dagli informatori farmaceutici… Chi vuol intendere intenda (sempre VIVA LA COOP!)
Quanta ignoranza e quanta faciloneria (voluta) nel trattare materie di
cui si conosce solo la superficie….(a proposito, il nimesulide NON e’
un farmaco di libera vendita).
Solo un commento: in farmacia si parla di pazienti, si lavora con molti
farmaci in perdita (o vogliamo dire che tenere per servizio migliaia di
voci di cui se ne vende un pezzo all’anno sia un guadagno?), spesso si
rinuncia alla vendita se si ravvisa la non utilita’ per il paziente (il
farmacista del corner in un caso del genere credo che verrebbe
licenziato in tronco), si lavora gratis nei turni notturni, c’e’ un
servizio di farmacovigilanza e di allerta sui farmaci sconosciuti alla
gdo (vogliamo ricordare certi latti per l’infanzia presenti sui loro
scaffali mesi dopo essere stati revocati?). Non nascondetevi dietro
parolone quali servizio e professionalita’, non sono nel vostro DNA.
Vorrei prima di tutto rispondere al Sig. Riccardo: il nimesulide in effetti non è un farmaco senza ricetta, in ogni caso il famoso Aulin, secondo una recente statistica, è venduto il 92% delle volte senza ricetta. Il dott. Renzi , reponsabile redazione del Corriere Salute, lo ha indicato come farmaco di “banale” utilizzo. L’ignoranza e la faciloneria sono descritte dal Sig. Riccardo senza tenere nessun conto della realtà che coinvolge il mondo moderno dove, negli Stati Uniti e nel Regno Unito, notoriamente due Paesi del terzo mondo, la somministrazione dei farmaci da banco è determinata senza nemmeno la presenza di un farmacista.Dall’altra parte la Farmacia continua ad essere il principale riferimento di qualsivoglia paziente, e la GDO non si vuole e non si deve assumere l’onere di guadagnare tale posizione in vece della Farmacia. Aggiungo che nel mondo esitono antinfiammatori molto più efficaci del nimesulide ma nei Paesi più moderni non vengono nemmeno distribuiti dato il costo ritenuto eccessivamente basso. Chissà se la scienza del Sig. Riccardo, sicuramente più competente del mio generalismo, è a conoscienza di ciò. Infine, per ritornare al tema, credo, gentile Sig. Leonardo, che sia in parte giusta la sua considerazione, mi rimane un solo dubbio: gli ultimi anni sono stati determinati dalla contrazione dei consumi e parallelamente (effetto) dalla eccessiva competitività tra i Players della GDO ( eccessiva promozionalità; ricerca continua relativa all’allargamento dell’offerta; etc.). La nostra distribuzione vive di DO al 60%, quindi chi fa il mercato sono sicuramente i best perfomer come Coop, Auchan, Carrefour, etc, ma anche e soprattutto tantissimi piccoli gruppi che tentano di rimanere a galla come possono. Nei Paesi limitrofi esiste una concetrazione assolutamente differente del mercato pertanto una direzione come quella che è stata presa dall’attuale governo, relativamente alla categoria in oggetto ,avrebbe sicuramente scatenato le regole del mercato in maniera più naturale; qui da noi , temo, si è voluto dare corpo ad una norma che, in pratica, esclude in modo intrinseco la maggior parte del mercato. Per cui la liberalizzazione, da chi proclama liberale, è ben accetta, ma non deve superale il limite del vantaggio oligarchico.
Quanta ipocrisia… primo: le farmacie in Italia sono sottonumerarie per via di una gestione scandalosa dei concorsi di assegnazione. Secondo: nella maggior parte delle farmacie private il signor titolare assume il minor numero possibile di farmacisti dipendenti per risparmiare sul personale rischiando così di squalificare il servizio e di trasformare il farmacista al banco in una trottola vorticosa dispensatrice di scatolette che non può permettersi di dedicare 5 minuti al paziente pena la formazione di code chilometriche con annessa “ramanzina” e accusa di “lentezza” da parte del padrone.
Risultato: 55.000 farmacisti dipendenti che aspirano ai 1200-1300€ al mese full time da cui togliere i costi obbligatori di Albo, ENPAF ed ECM e che arrivano stravolti a fine serata dopo aver contribuito a far incassare migliaia di euro in 7 ore di lavoro alla restante controparte rappresentata dai 16000 farmacisti titolari.
“Pare” “si dice” che Alcuni farmacisti dipendenti vengano anche “sollecitati” a non farsi troppi problemi, talvolta, a dare qualche farmaco nonostante il paziente non abbia la necessaria ricetta… ma queste sono le solite malignerie.. il video di striscia la notizia sarà pure autentico ma sicuramente è un caso… mi sa però che in Italia è pieno di casi..
Comunque la cinghia è stata tirata troppo e adesso se ne pagano le conseguenze.
Il fatto che tutta la torta continui ad essere spartita tra sole 16000 famiglie è anacronistico.
LIbertà di lavoro per i liberi farmacisti, per troppo tempo al servizio non del cittadino ma di altri farmacisti.
Dott. Meneghini, sa meglio lei di me come vengono fatte certi sondaggi e ”create” certe opinioni… ma per favore….
E poi cita Stati Uniti e Gran Bretagna, i primi con un’incidenza di malattie iatrogene 10 volte la nostra, la seconda citata come uno dei servizi farmaceutici piu’ scadenti d’Europa… ma in fondo a voi cosa interessa, dato che il principio di base e impossessarsi di un mercato, anzi della parte di mercato che puo’ rendere, e cosi’ impoverire la spina dorsale di quello che e’ (pur certamente migliorabile), uno dei migliori servizi farmaceutici del mondo… Comunque mi raccomando, se volete gli onori beccatevi anche gli oneri, comoda trattare poche referenze ad alta rotazione, vi prendete anche gli stupefacenti, i farmaci a rotazione zero, la farmacovigilanza, gli scaduti, i turni notturni gratis, il servizio nei paesi da 300 abitanti, la prenotazione esami gratis, la consegna per conto asl gratis, i pannoloni per incontenti, i revocati tutti i giorni, ecc. ecc.
Caro Farmacista fiducioso, la realta’ che descrivi non e’ la normalita’, ma casi limite. Sono questi casi che rovinano un’intera categoria, al Sud occorerebbero migliaia di farmacie, e il comportamento di certi titolari andrebbe sanzionato pesantemente dall’Ordine, purtroppo spesso latitante, ma non si risolvono queste situazioni con una deregulation selvaggia che distruggerebbe il Servizio Farmaceutico in quelle zone d’Italia dove la realta’ e’ migliore.
Dimenticavo 🙂 : bisognerebbe guardare all’Europa non solo quando fa comodo. E guarda caso in europa nessuno Stato prevede la vendita dei farmaci con ricetta al di fuori della Farmacia. Non sara’ perche’ non e’ solo un fatto di mera dispensazione di una scatoletta?
vorrei chiedere al farmacista fiducioso se si è informato su quelli che sono gli stipendi e i turni di lavoro che offre la gdo…troppo facile parlare senza sapere come sono realmente le cose. Vorrei anche far notare che il contratto applicato non è quello nazionale dei farmacisti ma si sono creati una figura chiamata “addetto alla vendita dei farmaci” con uno stipendio nettamente più basso rispetto a quello già basso dei farmacisti.Allora chi sfrutta i lavoratori e si nasconde dietro le parole servizi e professionalità? In questo modo il servizio sarà sempre meno a favore del cittadino ma a favore della gdo e dei suoi guadagni!
“addetto alla vendita dei farmaci” con uno stipendio nettamente più basso rispetto a quello già basso dei farmacisti.
Vediamo se vi tornano le cifre, chi sa, parli.
Lo stipendio è di 1.150/1.200 euro netti x 14 mesi, questo è quello che prende il resp. della parafarmacia nella GDO ad inizio carriera (è un laureato, come oramai il 70% dei nuovi assunti nel ruolo di responsabili di reparto food e non food).
Di guadagni extra ordinari non se ne parla, sono a “forfatit” nello stipendio (ad esclusione delle domeniche, compensate con giorni di “riposo”)…
Alla fine lo stipendio, che è di 200 euro netti più alto di un corrispettivo full time generico, va analizzato: se dividi le ore che fa (sulle 50 alla settimana) con il valore netto, oggi un caporeparto ad inizio carriera nella GDO prende meno degli addetti delle pulizie, questa è la realtà.
…non e’ così vantaggioso per un farmacista dipendente passare a fare l’addetto alla vendita del farmaco in un iper.. Mi chiedo anche:quante scatolette di semplice aspirina deve vendere una parafarmacia privata (che per definizione applica sconti almeno del 20%)per poter tirare fuori uno stipendio dignitoso..? la liberalizzazione vale solo per la gdo che se non guadagna sul farmaco guadagna sulla pasta(!) ma un neo laureato che vuole aprire una parafarmacia che futuro può avere?
Il fatto che si consideri, da parte di molti, che la Nimesulide sia un farmaco SOP oppure OTC mi fa pensare che c’è molta confusione in giro, generata probabilmente dalla voglia di profitto, senza considerare che la Nimesulide è un farmaco di fascia A e che anche una banale aspirina può dare gravissime emorragie gastriche, un sedativo per la tosse può generare gravi polmoniti.
i farmaci al farmacista e non solo ai muri della farmacia
Io proprio non riesco a capire tutta questa necessità di farmaci, farmacie e farmacisti in Italia. I Paesi più civili d’Europa: Olanda, Danimarca, Svezia, hanno pochissime farmacie, molte meno dell’Italia (in Olanda e Svezia una farmacia ogni 10.000 abitanti, in Danimarca addirittura una ogni 18.000 abitanti) e non mi risulta che la gente muoia per strada in cerca di scatoline di farmaci (sono stato in Olanda, per la quarta volta in quattro anni, quindici giorni fa).
Non è che forse in Italia, come è avvenuto per i medici, ci sono troppi farmacisti disoccupati e bisogna trovare loro un lavoro a tutti i costi? A me risulta che l’Italia abbia bisogno di Ingegneri, ma, si sa, Ingegneria non é una facoltà per tutti…
No, sig. Danilo, in Italia non ci sono affatto farmacisti disoccupati, tutti si impiegano a pochissimo tempo dalla laurea. E gli studi per laurearsi in farmacia sono lunghi, e, le garantisco molto duri e difficili, quanto quelli di ingegneria. Il nocciolo della questione è diverso e cioè: un farmacista laureato è farmacista a tutti gli effetti oppure no? I muri e gli scaffali delle farmacie trasudano forse un balsamo particolare che aumenta le conoscenze oltre la laurea? Ci dobbiamo fidare o no di acquistare i farmaci presso le farmacie comunali, dato che il proprietario della farmacia comunale è appunto il comune e non un farmacista? E se siamo ricoverati in ospedale, dove la farmacia ospedaliera non è di proprietà di un farmacista, ci dobbiamo fidare o no? Lei ha mai comprato un antibiotico, con o senza ricetta, presso una farmacia comunale? Si rende conto del gravissimo pericolo corso? Mi spiego, non è il numero delle farmacie, ma tutto il sistema è da riformare!!!Saluti,Maria.
Ringrazio la Sig. Maria per le Sue precisazioni, ma io continuo a non capire: come mai nei Paesi che ho elencato (penso che siamo tutti d’accordo nel considerarli civili)ci sono pochissime farmacie, di proprietà privata o pubblica poco importa, e i farmaci da banco sono venduti anche fuori dalle farmacie, ma senza la presenza obbligatoria di un farmacista?
Non posso credere che la Svezia si disinteressi della salute dei suoi cittadini, cosi’come non credo che per vendere delle supposte di glicerina sia necessaria la presenza di un laureato, come avviene solo in Italia.
Cari saluti.
Da Maria a Danilo: certamente molti farmaci da banco si potrebbero vendere anche senza la presenza del farmacista, altri,che vengono assunti con grande superficialità, necessitano invece di un consiglio in più. Per esempio:avrebbe mai pensato chel’aspirina non va assolutamente somministrata prima dei 12 anni di età? Non so perchè in Svezia le leggi siano così lasse, forse si eccede nel verso opposto. Di certo in Italia le restrizioni sono eccessive e questo falsa tutta la filiera.Staremo a vedere che succederà nei prossimi mesi, perchè è certo, qualcosa bolle in pentola e questo “status quo” non si potrà mantenere.Se ne discute così tanto perchè c’è un forte interesse da parte di molti soggetti; Le case farmaceutiche, che alla scadenza dei brevetti vedono diminuire i loro introiti (parlo della questione dei farmaci generici, i non-griffati) avrebbero forse la necessità di aumentare il loro parco vendite e premere per una totale deregolamentazione,quando basterebbero poche semplici mosse per mettere in moto la concorrenza sana. Le richieste dei farmacisti non titolari sono legittime, si sono laureati, perchè mai non devono poter svolgere la loro professione? Ma liberalizzare è nello stesso tempo un rischio grosso, quale farmacista, potendo scegliere Roma o Firenze, se ne resterebbe che so, sulle montagne dell’Aspromonte, nell’interno della Sicilia, ecc, (senza offesa per il sud, che adoro..)a pagare il pizzo e a rischio di avere la farmacia incendiata, come è successo ad un mio amico? Come vede i problemi sul tappeto sono moltissimi e affondano le radici nelle radici stesse d’Italia, che non è la Svezia!! Saluti, Maria.
mi fate ridere tutti le vera lobby è la GDO non le farmacie che poi sono le uniche che le tasse le pagano fino all’ultimo centesimo, in italia ci sono problemi piu’ gravi che star a discutere di un emendamento presentato da un terrorista che siede in Parlamento vergogna.
Massimo ha pienamente ragione quando dice che in Italia ci sono problemi più gravi.
Io aggiungerei che l’Italia ha bisogno di un drastico snellimento burocratico in tutti i campi (e mi risulta che non sono il solo a pensarlo).
Quindi, se come leggo in questo blog molti paesi civili in Europa vendono farmaci da banco al di fuori dalla farmacia SENZA il farmacista, cerchiamo di adeguarci una volta per tutte a questa benedetta Europa. Mi sembra di ricordare che il 1° governo Prodi ci obbligò a pagare una “Tassa per l’Europa”: ora gli Americani dicono “Value for Money”, quindi, se ho pagato “Money” per entrare in Europa, voglio che il “Value” Europeo sia valido anche in Italia.
Tutto il resto sono solo chiacchiere e ipocrisia: richieste di farmacisti disoccupati, di farmacisti titolari che non vogliono mollare l’osso, di supermercati ansiosi di svuotare il portafoglio dei loro clienti.
La salute di 56 milioni di italiani non c’entra nulla, se la salute di 350 milioni di europei può essere ugualmente tutelata, anche se in modo diverso dall’Italia.