Una nota rivista economica inglese, schierata in modo dichiarato su un fronte politico preciso, ha da poco pubblicato un editoriale sul tema della vendita del gruppo italiano Esselunga. Vi diamo la possibilità di leggere ampi stralci dell’articolo in modo che possiate, anche voi lettori, avere la percezione di come la famosa “querelle” venga osservata da un punto di vista internazionale.
“[…] Abbastanza sorprendentemente, gli ultimi esempi di un intervento politico nel mercato (protezionismo ndr) non vengono dalla Francia, ma dall’Italia, un paese di cui il governo di sinistra sembra dare alla stampa una libertà “controllata„ del mercato (non dissimile da altri paesi europei). Nelle prime settimane del governo recentemente instaurato, il ministro alle infrastrutture Di Pietro era intervenuto nel caso di Autostrade-Abertis, ostacolando la società Spagnola nell’assumere la direzione del concessionario italiano delle autostrade. Ora, Bernardo Caprotti, il proprietario della catena di supermercati Esselunga, ha comprato due pagine su 32 giornali italiani, dichiarando di rifiutare qualcosa che vede come una manovra politica sulla sua proprietà. Quello è un caso interessante, anche perché i supermercati sono abbastanza importanti in un paese in cui la qualità dei prodotti alimentari è fondamentale, un paese che ha il numero più grande di produzioni biologiche e prodotti di PDO/PGI in Europa; un paese i cui i supermercati sono sempre più nelle mani del competitor principale, la Francia. […] così, partiamo dall’inizio: Esselunga è una catena di supermercati con una presenza importante nell’Italia del Nord. Il sig. Caprotti, il proprietario, 81 anni di età (non è vecchio affatto, se guardate l’età media dei politici italiani): tempo fa si era allontanato dall’impresa, consegnando la catena nelle mani del figlio, ma poi è ritornato ed lo ha licenziato. I supermercati vendono principalmente food, di una buona qualità, con una scelta variegata e buoni prezzi, nella media. Ma se il proprietario è invecchiato e suo figlio è fuori, tutti pensano che voglia vendere. Così è stato sottoposto a forti attacchi ed a una pressione che recentemente è aumentata così tanto da arrivare ad una guerra vera e propria. Un altro gruppo italiano, Coop, desidera chiaramente Esselunga ed il governo sta sostenendo la relativa posizione. Così, le esternazioni sono venute una dopo l’altra da quelle “mighty” molto all’italiana: – “Mi dicono che Caprotti desideri vendere. Non si può perdere Esselunga. Deve rimanere in mani italiane„ – Cesare Geronzi, presidente di Capitalia – “… ci sono ancora le Coop e c’è Esselunga tranquilli… che il governo può metterli insieme… può avere una politica per mantenerle insieme…„ – Romano Prodi, Primo Ministro italiano (queste frasi sono state prese da un articolo interessante nel blog di Beppe Grillo, uno show-man italiano molto noto e commentatore politico). Altre osservazioni sono venute dal Ministro delle politiche agricole, Paolo De Castro: – “La speranza è che Esselunga possa rimanere nelle mani di proprietari italiani. (…) Purtroppo, durante gli anni passati abbiamo venduto molti gruppi di distribuzione che erano italiani ed ora appartengono a proprietari stranieri. (…) Dobbiamo essere consci che altri paesi hanno “played” (investitito) sulla grande distribuzione italiana. Fortunatamente, il nostro paese è forte sulle cooperative: Coop Italia con il 17-18 per cento di percentuale del mercato, Conad e altri gruppi.„ Così, è chiaro: il governo ed alcuni dei suoi alleati più vicini desiderano che la Coop assuma la direzione di Esselunga. Perchè tutto questo interesse? Bene, la sinistra italiana già ha mostrato parecchie volte il suo amore per il sistema cooperativo, anche nel caso di Unipol, quando l’assicurazione cooperativa ha provato un assumere la direzione di una banca… Le cooperative pagano meno tasse, “causa la loro finalità che non è normalmente di guadagnare soldi”. Sono molto diffuse nelle regioni italiane centrali, dove le compagini di sinistra (DS, il partito principale di coalizione) hanno la loro presenza più importante. Il sig. Caprotti ha risposto a tutta questa pressione con un annuncio pubblicato su tutti i giornali principali nelle pagine centrali, dichiarando espressamente che non venderà mai alle Coop. Ma la pressione è continuata, e persino aumentata: e Coop ha risposto con un’altra pubblicazione spiegando che hanno solo desiderato difendere i prodotti italiani (già nel 2004 avevano dichiarato “abbiamo il dovere di comprare Esselunga„). Ora, il sig. Caprotti compra due pagine, su 32 giornali e argomenta:
a) l’idea che un operatore straniero in Italia vende più prodotti stranieri è falsa e indica dati che mostrano come gli operatori francesi in Italia vendono i prodotti tanto francesi (2%-3%) quanto i loro competitor italiani, compresa la Coop;
b) le dichiarazioni fatte da Bersani, da Prodi, da De Castro e da Geronzi hanno dato un tal timore ai produttori italiani che una riunione chiarificatrice è stata richiesta immediatamente dal presidente di Confagricoltura con il proprietario di Esselunga (Confagricoltura è un’associazione dei produttori agricoli italiani);
c) I prezzi nei supermercati della Coop sono più elevati nelle zone dove non sono in competizione con Esselunga: così – dice Caprotti – per il bene degli italiani, conserviamo una libera concorrenza. Alcune voci dicono che Esselunga sta per essere venduta alla britannica Tesco. La Lega Nord non sta protestando contro questa eventualità: potrebbe sembrare strano, perché nel passato il movimento federalista-nordico aveva detto di essere allarmato dalla presenza francese in aumento nel mercato italiano della distribuzione. Perchè sono preoccupati dai francesi e non dai britannici? Probabilmente perché vedono l’asse franco-tedesco come alleanza politicamente motivata per favorire la loro grande distribuzione, mentre i Britannici sono più su una posizione di libero mercato. E anche perché la Francia ha molti più conflitti pubblicitari e politici che il Regno Unito con l’Italia (ultimi esempi: EDF, il gigante pubblico francese di elettricità che fa un passo nel mercato italiano, parzialmente osteggiato dal governo di Roma; l’intervento francese nel caso di Enel-Suez – il monopolista italiano, ex-pubblico, ha annunciato la volontà di assumere la direzione di Suez e l’immediata reazione di Parigi per un’unione fra Suez e Gaz de France).”